lunedì 29 settembre 2014

POESIA DI SUONI E PROFUMI


Fasi iniziali della fermentazione alcolica



Fermentazione nella fase tumultuosa



Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com


mercoledì 24 settembre 2014

CANTINE APERTE IN VENDEMMIA PRESSO MASSERIE FLOCCO

Sabato scorso, presso Masserie Flocco di Portocannone, dopo la prima tappa della settimana precedente presso Angelo D’Uva a Larino, che abbiamo raccontato in quest’articolo, si è chiusa la prima iniziativa del Movimento Turismo del Vino che ha accolto gli enoturisti durante il periodo vendemmiale, la prima in Molise. In attesa del prossimo appuntamento in agenda con “Cantine aperte a San Martino”, dove si potranno degustare i “nuovi vini”, spillati direttamente dalle cisterne, lontani ancora dalla maturità che li porterà sulle tavole, e l’evoluzione dei vini aziendali ormai in bottiglia, facciamo un piccolo resoconto dell’attività e dell’interesse intorno a questo nuovo modo di approcciarsi al mondo del vino. In realtà, nell'organizzazione, erano stati individuati momenti in pieno periodo vendemmiale per avvicinare i winelover al momento cruciale della raccolta, cosa avvenuta solo parzialmente, nessuno immaginava che gli eventi climatici del periodo estivo portassero a un posticipo della stessa. Tutto sommato, pur in un momento di calma apparente che anticipa il tanto delicato e atteso taglio dei grappoli, le aziende hanno avuto modo di descrivere minuziosamente tutto il processo produttivo accompagnato con la degustazione dei loro vini. 

Un momento dell'escursione nei vigneti (foto Sebastiano Di Maria)
Un grappolo di Cabernet sauvignon (Foto Sebastiano Di Maria)

La seconda tappa ha visto protagonista le Masserie Flocco di Portocannone, une delle aziende con maggior estensione vitata della Regione, circa 85 ettari, recentemente rilevata da un nuovo gruppo imprenditoriale che fa capo alla famiglia Grieco, ma di questo avremo modo di parlarne diffusamente in un prossimo articolo, dove avremo modo di conoscere Antonio Grieco e la nuova mission aziendale. Il programma della giornata, sotto l’attenta guida dell’enologo Maria Concetta Raimondo, si è articolato dapprima in una visita dei vigneti aziendali, con una descrizione attenta sui sistemi di allevamento e sulle problematiche di gestione, sulle diverse varietà, tra cui Merlot, Cabernet sauvignon e Aglianico, accompagnata da una mini degustazione dell’uva per valutarne il grado di maturità, seguita poi da un’attenta analisi di ogni singola fase di lavorazione in cantina, che i presenti hanno potuto apprezzare perché in fase di lavorazione. 

Raccolta meccanica su vigneti allevati a spalliera (Foto Ufficio Stampa Masserie Flocco)
Un momento della raccolta manuale su sistema di allevamento a GDC (Foto Ufficio Stampa Masserie Flocco)

Interessante il momento in cui, il mosto in fermentazione in un serbatoio, è stato scaricato e “ripompato” in cima allo stesso, irrorando il cappello delle vinacce per favorire il processo d’estrazione, in quello che è definito rimontaggio all'aria, oltre che per dare ossigeno ai lieviti che stanno conducendo la fermentazione. C’è stata la possibilità di apprezzare le caratteristiche del mosto in fermentazione attraverso una degustazione. Dopo la descrizione delle cure del futuro vino, fatte di travasi, affinamenti, filtrazioni e imbottigliamento, si è passati a valutare, con una degustazione, la qualità dei vini dell’azienda, tra cui le nuove etichette che descriveremo nel prossimo articolo.

Rimontaggio all'aria durante la fermentazione (Foto Sebastiano Di Maria)

I due appuntamenti molisani di “Cantine aperte in vendemmia”, pur nell'esiguità dell’offerta prodotta sul territorio - solo due cantine disponibili, sperando in un’adesione più massiccia per il futuro - sono stati un momento interessante per interagire con il mondo produttivo nella fase più importante dell’anno, un rito dal forte valore antropologico e culturale, come abbiamo scritto nell'articolo di presentazione dell’evento, che ormai si sta perdendo per i ritmi frenetici e per la tecnologia che la fa da padrone in tutte le fasi produttive. Riproporre questi riti, coinvolgendo direttamente gli enoturisti nelle operazioni vendemmiali, magari anche le scolaresche, offrendo e rivisitando quei momenti che rappresentavano, tra il lavoro e la fatica, una festa, con tutte le difficoltà logistiche e organizzative che ciò comporterebbe, sarebbe una bella occasione per avvicinare, giovani soprattutto, al mondo del vino, al consumo consapevole, alla storia e alla cultura del mondo agricolo.

Visita di studenti in azienda negli anni scorsi (Foto Sebastiano Di Maria)

Fa piacere vedere persone interessate partecipare a questi eventi, non molte a dire la verità rispetto all'interesse in altre realtà, ma questa non è una colpa delle aziende o degli organizzatori, ma di una cultura del vino non molto diffusa o di una realtà produttiva vista, spesso, molto distaccata o ovattata, soprattutto nei giovani; i consumi ai minimi storici di vino ne sono un termometro reale. Porte aperte tutto l’anno, maggior coinvolgimento dei giovani e maggior legame con il territorio, a nostro avviso, potrebbero essere un ottimo viatico per accrescere i consumi e per avvicinare alla cultura del vino, vale a dire paesaggio, storia, archeologia e arte

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com


sabato 20 settembre 2014

LABORATORI DEL GUSTO: SULLE TRACCE DELLA TRANSUMANZA

Ci eravamo lasciati, con uno degli ultimi articoli, sull'attività proposta e svolta durante la manifestazione “Terre del gusto”, presso il Santuario della Madonna di Canneto, nei giorni 6, 7 e 8 settembre. Riprendiamo il filo del discorso e focalizziamoci su un altro aspetto che è stato trattato durante i “Laboratori del gusto”, sempre proposto nell'ambito del progetto “Scuola del gusto”, relativo alla transumanza, alla storia, ai valori e ai segni presenti sul territorio, anche alla luce della recente "candidatura a bene immateriale internazionale UNESCO", con testimonianze dirette, seguito da una trattazione approfondita sulla Capra di Montefalcone, razza autoctona molisana. Il laboratorio “Sulle tracce della transumanza”, che ha visto i contributi di Sebastiano Di Maria per la parte storico-culturale, della famiglia transumante Romualdi di Larino, e di Emilio Pietrolà, esperto e studioso della razza caprina, ha avuto un buon riscontro di pubblico, attenzione e partecipazione dei presenti, segno di un interesse verso una tematica che ha fatto la storia del Molise, del suo territorio, della sua cultura e che può essere una risorsa importante per il suo sviluppo. 

Carta dei tratturi, tratturelli e bracci e riposi del 1959 redatta dal Commissariato per la reintegra dei tratturi di Foggia
(Fonte: Cosmo Costa, PhD)
I tratturi in Molise (Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise)

Il termine transumanza deriva dal verbo transumare, ossia attraversare, transitare sul suolo. Il verbo è costituito dall'accostamento del prefisso latino trans che vuol dire: al di là, attraverso, e dalla parola latina humus che vuol dire suolo, terreno. Indica, quindi, la migrazione alternativa e stagionale di gruppi di animali (pecore e bovini), tra due o più regioni che presentavano condizioni climatiche differenti. Di norma la migrazione avveniva in due periodi distinti: Settembre - Ottobre, con la migrazione dalla montagna alla pianura (demonticazione), e Maggio - Giugno, con il ritorno agli alti pascoli (monticazione). Questi spostamenti avvenivano lungo delle autostrade verdi, i tratturi, dal latino traho, “condurre”. Il Molise, situato geograficamente al centro tra l’Abruzzo e la Puglia, ha rappresentato il punto cardine di sviluppo e collegamento dell’attività transumante italiana, i greggi e gli armenti dovevano transitare per il Molise. Sul suolo molisano, infatti, sono presenti numerosi tratturi, tratturelli, bracci, riposi e taverne, numerose sono anche le testimonianze di capanne, villaggi e strutture architettoniche, legate alla transumanza, oltre ad un ottimo stato di conservazione di molti tratti delle piste erbose, scomparse nelle altre regioni. La storia dei tratturi e della transumanza è antichissima. Secondo Quinto Fabio Pittore (III sec a. C.) i Romani scoprirono la ricchezza prodotta dalla pastorizia transumante quando vennero in contatto con i Sanniti, facendone una delle attività più redditizie dell’Impero (pecus pecunia). La regione del Sannio Pentro, da localizzare nella zona a cavallo tra le attuali province di Campobasso, Isernia, L'Aquila e Chieti, con capitale Bovianum (Bojano), era attraversata da un percorso viario, il tratturo Pescasseroli - Candela. Quest’antichissima strada, originatasi come sentiero per i greggi transumanti, metteva in collegamento l’Abruzzo con la Daunia, passando per centri quali Aesernia (Isernia), Bovianum (Bojano) e Saepinum (Sepino), nati come presidi del percorso. 

Fonte: AssoMab

La rete viaria della pastorizia transumante non serviva per il semplice spostamento bensì consentiva alle greggi di avere garantito il necessario sostentamento alimentare per l’intera durata del viaggio. Da questo si capisce il perché delle loro grandi dimensioni, potendoli cosi considerare pascoli estesi. Secondo la loro ampiezza le vie della pastorizia si classificavano in tre gruppi: 1) tratturo: una vera e propria autostrada verde, la più grande arteria di comunicazione, larga 111,6 m; (delimitato da “cippo” tratturale, RT = regio tratturo); 2) il tratturello: strada di minore ampiezza rispetto al tratturo, poteva essere largo 18,5, 27,75, o 37 m; 3) il braccio: collegava tra loro tratturi e tratturelli. La famiglia Romualdi, che ha fatto la storia transumanza del secolo scorso, ha portato testimonianza attraverso una serie di aneddoti sull'attività della stessa che ha incuriosito molto i presenti, oltre ai “ferri del mestiere” utilizzati negli spostamenti, per la caseificazione (cascieri), compiuta anch'essa durante le soste lungo i percorsi, e di tutte le attenzioni e gli uomini che lavoravano intorno alle greggi per la loro cura (carosatori) e sopravvivenza (butteri), spesso mira di attacchi di lupi e orsi. Il Molise rappresenta la Regione con più ampie tracce storiche, e ciò anche giacché era l’unica a esserne quasi integralmente percorsa. Dei 3600 Km totali dei tratturi, circa 450 Km percorreva il Molise. Si possono ancora trovare i “trulli” in pietra a secco, ricovero dei pastori, taverne, chiese sorte lungo i percorsi, come quella di San Domenico a Carovilli, quella di Santa Maria a Matrice o quella di San Giacomo a Castropignano, solo per citarne alcune. 

Esemplari di Capra di Montefalcone (Foto "Scuola del gusto")

Uno dei tratturi del Molise, l’Ateleta - Biferno, transita proprio per il territorio che include, tra gli altri, Montefalcone nel Sannio, che custodisce una razza caprina "sconosciuta" fino a qualche decennio fa, quando l’Università del Molise, e in particolar modo attraverso gli studi di Emilio Pietrolà che ha lavorato sul campo, è stata censita e studiata geneticamente, prima inserita nell’elenco delle razze caprine con un generico “grigia molisana o capra di Campobasso”, che si è dimostrata, pur in una popolazione fenotipicamante variegata, strettamente legata al territorio. In realtà, la Capra di Montefalcone, è una razza stanziale, cioè non legata direttamente al fenomeno della transumanza, ma la sua presenza nel territorio del tratturo prima citato, può rappresentare una risorsa per la comunità, che la salvaguarderebbe dall'estinzione - diminuzione preoccupante dei capi secondo le stime recenti - valorizzando le sue peculiarità di specie adatta a territori marginali, che ben s’integrerebbe nel recupero del tratturo, come valorizzazione delle biodiversità e delle forme agro-pastorali. Non solo, il recupero dei valori della transumanza, attraverso azioni pedagogiche nelle scuole, alla valorizzazione di forme artigianali, azioni per la conservazione e tutela dei paesaggi, azioni turistiche con escursioni guidate e degustazione, possono essere nello stesso tempo un valido supporto alla crescita della popolazione caprina, dando una remunerazione a chi con difficoltà ne sta portando avanti l’allevamento. A tal proposito, ci preme rilevare che lo stesso Pietrolà, con dati alla mano, ha dimostrato che il latte di capra, e quella di Montefalcone in particolar modo, per i biotipi diversi nella popolazione, è caratterizzato da diversi contenuti in proteine, che lo rende adatto all'alimentazione umana, bambini in particolare, intolleranti a diverse frazioni caseiniche, assenti in alcuni biotipi. Come dire, utilizzare capre diverse per ottenere latti diversi a secondo dell’intolleranza, potrebbe essere una grande risorsa per gli allevatori. Il Sindaco di Montefalcone nel Sannio, Gigino D'Angelo, presente a quest'appuntamento e a quello precedente sull'olio extravergine, si è mostrato molto interessato a questi studi e ha "preso appunti", visto un concreto interessamento per il rilancio di questa razza autoctona.

Scuola del gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com


mercoledì 17 settembre 2014

TRE BICCHIERI GAMBERO ROSSO 2015 E MOLISE: "E PUR SI MUOVE"

Premesso che non crediamo molto alle guide in senso generale, opinione personalissima, che in questo periodo dell’anno sfornano recensioni, premi e bocciature del mondo del vino, spesso forse più preoccupate a non toccare la “casta” che seriamente impegnate nello scauting di nuove realtà enologiche, di nicchie di qualità, di nomi nuovi, anche se non tutte, per fortuna. La guida del Gambero Rosso, forse la più autorevole in materia, sembra quasi un libro aperto in tal senso, sempre poche le novità proposte. Quest’anno, però, nella stesura di una guida del 2015, si è superata per il Molise premiando ben due vini, anzi, si lascia andare, dopo quel “elogio alla semplicità enologica” nella guida del 2013 - ne parlammo in quest’articolo - a commenti incoraggianti: “finalmente anche il “piccolo” Molise inizia a dare prova d’interpretazioni del territorio di maggiore interesse”. Non si smentisce neanche con l'abbinamento con altre regioni, stavolta la Calabria, ma a questo siamo ormai abituati in senso generale, aggiungendo che “molto lentamente, ma anche l'enologia molisana sta cambiando, registrando finalmente qualche timida evoluzione che dà conto di un territorio con una grande vocazione alla viticultura sino a ora mortificato da interpretazioni tutte potenza e internazionalità, o marcate da ingenuità, spinte rustiche o un debole troppo dichiarato per l'enologia moderna. Ma qualcosa sta cambiando, dicevamo. E il territorio inizia a diventare protagonista”. 

I due vini premiati


Vivaddio, finalmente ci schiodiamo dal quel misero, desolato e unico premio, ad appannaggio dell’azienda simbolo regionale, Di Majo Norante di Campomarino, straordinaria con i suoi vini simbolo Contado e Don Luigi che a turno occupano i prestigiosi scanni (con la splendida parentesi dell'Aglianico biorganic lo scorso anno), strameritati ovviamente, dando lustro a un’altra azienda, sempre di Campomarino, che da qualche tempo meriterebbe la ribalta in questa guida, forte dei copiosi riconoscimenti, anche internazionali, che ogni anno riesce a mettere in bacheca. L’azienda Borgo di Colloredo, sapientemente guidata dai fratelli Enrico e Pasquale Di Giulio, con il suo Aglianico 2010 Terre degli Osci IGT (ancora un Aglianico, sarà un caso?), affianca l’inossidabile Don Luigi 2011 Molise Rosso Riserva, con il cuore di Montepulciano. Una grande soddisfazione per tutto il Molise enologico che sta ritagliandosi un posticino nell'enologia che conta, un terroir tutto da esprimere che può dare grandi vini secondo i recensori del Gambero, oltremodo critici, anche se con vene di verità, cosa che noi abbiamo sempre affermato e che non ci stancheremo di ripetere. Il Gambero, come ironicamente apostrofammo nell'articolo prima citato, ha finalmente fatto un passo indietro.

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com



lunedì 15 settembre 2014

CANTINE APERTE IN VENDEMMIA DA ANGELO D'UVA

Domenica 14 e sabato 20 settembre dovranno essere ricordati, negli almanacchi del mondo del vino, come la prima di un evento, mai attuato in precedenza nel piccolo Molise, quell’1% della produzione nazionale che tutti ignorano o di cui possono farne tranquillamente a meno, spesso molisani compresi, che ha avvicinato l’enoturista a scoprire quello che succede durante il periodo più importante dell’anno per chi produce vino, spesso raccontato nelle visite aziendali o negli eventi, ma mai così reale. Questi i buoni propositi del Movimento Turismo del Vino (MTV) del Molise che, per la prima volta, è riuscito a coinvolgere due realtà produttive regionali ad aprire le loro porte durante la vendemmia, fase cruciale di un anno di lavoro, per carpirne gioie, tensioni, paure e propositi per il futuro vino che segnerà, nella storia di un’azienda, un’annata da ricordare, se la qualità delle uve è ottimale, altrimenti buona o da dimenticare nella peggiore delle ipotesi. Capite che si tratta di momenti frenetici, dopo che la misura del grado zuccherino e dell'acidità (maturità tecnologica) e il contenuto in polifenoli (maturità fenolica), spesso stimato anche attraverso un’analisi sensoriale delle uve in vigna, decretano l’inizio della raccolta. Angelo D’Uva e le Masserie Flocco vogliono contribuire, attraverso proposte diverse, quindi, a sensibilizzare l’opinione pubblica intorno ad un evento, che ha anche un forte valore antropologico e culturale, come ho scritto in quest’articolo, per un consumo consapevole,  e noi faremo da tramite per condividerlo e renderlo fruibile ai più attraverso il racconto dei protagonisti e le immagini delle giornate. Buona visione.


Angelo D'Uva 

Le immagini durante la visita aziendale

 

 
Per valutare il grado di maturazione delle uve e la loro qualità enologica ci si affida, in genere, come accennavo pocanzi, alle misurazioni analitiche di zuccheri, acidità totale e pH. Nel caso delle uve a bacca nera, a queste analisi si aggiungono quelle relative alla maturità fenolica come indice di fenoli, antociani potenziali, antociani estraibili e tannini dei vinaccioli. L’analisi sensoriale dell’uva, complementare alle analisi chimico-fisiche eseguite in laboratorio, consente di valutarne la qualità enologica e di trarre preziose indicazioni per guidare le scelte in vigneto, in primo luogo l’epoca di vendemmia. Chi ha partecipato alla giornata si è imbattuto in questo sistema di valutazione delle uve, proposto per l'occasione dall'associazione "Il gusto dei sensi", valutando le proprietà organolettiche di uve Montepulciano, anche per confermare il dato analitico preliminare dopo la pigiatura.
 

Gabriele Di Blasio, Presidente MTV del Molise

 
 
Le immagini durante la degustazione guidata
 
 

 
Arrivederci al prossimo appuntamento presso "Masserie Flocco" a Portocannone, sabato pomeriggio, tra escursioni nei vigneti e degustazione vini.
 
 
Sebastiano Di Maria


venerdì 12 settembre 2014

LABORATORIO DEL GUSTO: IL FILO DELLA QUALITÀ

Nei giorni della festività in onore della Madonna di Canneto il 6, 7 e 8 settembre, nella splendida cornice dell’oasi situata lungo le rive del fiume Trigno, che segna il confine territoriale tra Molise e Abruzzo, anche frazione del Comune di Roccavivara, si è svolto un importante appuntamento che ha visto al centro il territorio e le sue ricchezze enogastronomiche, culturali e ambientali.Terre del gusto”, lo slogan scelto dall'associazione culturale “GoTuring” organizzatrice dell’evento, è stato un concentrato di appuntamenti e scambi culturali tra territori diversi, tra cui le comunità croate molisane che hanno visto anche una rappresentanza istituzionale e produttiva della terra madre, esposizioni di prodotti della cultura contadina e laboratori del gusto, mini-corsi guidati per avvicinare alla cultura enogastronomica di qualità. Anche la “Scuola del gusto”, progetto pluriennale e multidisciplinare ormai punto di forza dell’offerta delle attività dell’unico Istituto Tecnico Agrario della Regione, situato a Larino, ha portato il suo contributo con due importanti attività di avvicinamento a due filiere produttive. Dopo il grande successo di “Un Molise diVino” e di “Un Molise Extra-Ordinario”, primi due percorsi che hanno registrato il pieno di consensi, partecipazione, eventi culturali e visite guidate nel mondo produttivo e non, è stato proposto un laboratorio sull'olio extravergine d’oliva d'avvicinamento agli aspetti nutrizionali e salutistici, alla degustazione e abbinamento alla cucina.


Santuario della Madonna di Canneto, a Roccavivara (CB)

A questo primo mini-corso, denominato “Il filo della qualità”, ha portato il suo contributo un professionista come Marco Tagliaferri, nutrizionista e grande comunicatore della dieta mediterranea, che ha tessuto le lodi dell’extravergine d’oliva, vero simbolo di questo stile di vita, da un punto di vista nutrizionale e salutistico.  Tanti i consigli dati ai presenti attenti e interessati, non molti per la verità, giacché gran parte dei presenti al workshop d’inaugurazione si è dileguato ritenendolo, forse, poco interessante rispetto ad altre iniziative, peccato. “L’olio extravergine d’oliva deve tornare a essere la principale fonte alimentare di grassi, se vogliamo contrastare le malattie del benessere” chiosa il nutrizionista, che poi afferma “se tutela la salute, promuove il benessere e migliora la qualità della vita, deve essere considerato un alimento funzionale”. Non è la prima volta che il dottore lancia questa provocazione, dove la funzionalità di un cibo è data, oltre alle proprietà nutrizionali di base, “dalla capacità di influire positivamente su una o più funzioni fisiologiche”, ossia, di ridurre il rischio d’insorgenza delle malattie correlate al regime alimentare. Altro aspetto interessante che Tagliaferri porta sempre come elemento imprescindibile per certificare l’extravergine, che vada oltre la normale etichetta, visti anche gli innumerevoli casi di sofisticazione, è il "libretto della salute alimentare" a corredo di ogni bottiglia, un’etichetta etica trasparente, completa e comprensibile, che sia la vera carta d’identità del contenuto della bottiglia. Non è mancata, per finire, una forte provocazione su “quanto l’olio fa bene alla salute”, o meglio, sulla “necessità di classificare gli oli in base al contenuto in biofenoli che sono indice di elevata qualità al loro crescere nel prodotto”.

Marco Tagliaferri
La seconda parte del mini-corso è stata curata da Vitor Ugo Fratini, sommelier Ais, delegato per Termoli e basso Molise, e degustatore professionista di olio e membro del panel dell’Union Camere del Molise. Fratini si è concentrato sulle caratteristiche organolettiche degli oli e su come le stesse si possono conciliare con quelle degli alimenti, creando un’armonia senza modificarne la composizione del sapore. “Tenuto conto degli attributi positivi degli oli, dato dal fruttato, l’amaro e il piccante, oltre che delle prerogative tipiche delle diverse varietà, gli oli si possono abbinare per concordanza o discordanza (completamento)”, precisa lo stesso, facendo degli esempi come “un olio con amaro maggiore andrà ad abbinarsi con una carne più ricca in ferro o alimenti affumicati, un olio più piccante con formaggi stagionati e alimenti più conditi, uno “dolce” con pesci e carni bianche”. All'approccio teorico ha fatto seguito uno pratico, che ha entusiasmato i presenti, bambini compresi, che si sono dimostrati molto attenti e più veloci, rispetto agli adulti, nell'individuare le caratteristiche degli oli degustati in abbinamento a cibi semplici, segno che l’educazione al gusto nelle scuole può essere la vera chiave per creare una nuova consapevolezza intorno a questo prodotto e dare un futuro all'extravergine e all'olivicoltura molisana. Gli oli in degustazione, abbinati alternativamente con i cibi, sono stati quelli del percorso formativo della “Scuola del gusto”: l’olio di Flora della Casa del Vento di Larino (biologico da Gentile di Larino), Masseria Casolani di Casacalenda (biologico da Gentile di Larino), Hosidius della Soc. Agr. Fonte S. Maria di Montorio dei Frentani (biologico da Gentile di Larino), Aureo della Coop. Produttori di Venafro (da Aurina), Bruno Mottillo di Larino (bland di diverse cultivar) e il Cluenzio della Coop. Olearia Larinese (da Gentile di Larino). 

Vitor Ugo Fratini

Il piccolo gruppo che ha partecipato a questo mini-corso ha acquisito alcuni dei principi che permettono di apprezzare al meglio quelle che sono le qualità straordinarie di quest’alimento, simbolo della dieta mediterranea, ma anche testimone della nostra cultura e del nostro territorio, se pensiamo alle testimonianze storiche straordinarie legate all’Aurina o Licinia di Venafro, citata già negli scritti latini di Catone e Varrone, al suo Parco degli Olivi unico nel suo genere nel bacino del Mediterraneo, ai patriarchi di Portocannone, esemplari di circa 700-800 anni, e alla ricca biodiversità di tutta la regione, con ben 18 cultivar autoctone. Un patrimonio storico, culturale e ambientale da non disperdere, ma da valorizzare, attraverso la cultura, in primis, ma cercando la coesione del mondo produttivo per proporsi al meglio sul mercato. 

Scuola del gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com


martedì 9 settembre 2014

I SAPORI E I PROFUMI DI UNA TRADIZIONE DAL FORTE VALORE ANTROPOLOGICO E CULTURALE

L'offerta di attività proposta dal Movimento Turismo del Vino (MTV), quest'anno, si arricchisce di un nuovo evento: "Cantine aperte in vendemmia". Si tratta della prima occasione in qui le aziende aprono le loro porte durante il momento più difficile dell'anno, per il duro lavoro, i ritmi serrati, le notti insonni, ma anche quello più bello, perché si raccolgono i frutti di un anno di lavoro. La qualità del futuro vino dipende molto da questi giorni, la scelta del momento giusto per vendemmiare, il giusto contenuto di zuccheri, di acidità, di polifenoli nelle bucce - ovviamente per le uve rosse - sono fasi cruciali per produrre un grande vino. Ovviamente, le condizioni climatiche di un anno, sono determinanti per avere un prodotto di qualità e le giornate assolate con serate fresche di queste settimane, sono determinanti. Nella tradizione contadina, poi, la vendemmia ha sempre rappresentato un momento in cui la terra e la vite, con il lavoro e l’ingegno dell’uomo, producono finalmente i propri frutti. La storia della vite, dell’uva e del vino si sono sempre intrecciate con quelle del cibo e delle feste, un rito secolare che si ripete ogni anno. Finalmente gli enoappassionati, enoturisti o, se volete, #winelover, possono "assaporare" il profumo delle uve e del mosto, immergersi nella tradizione contadina, degustare i piatti della tradizione. 


"La vendemmia fa parte della nostra storia, delle nostre tradizioni più care. La vendemmia era gioia, era momento magico, una tradizione con un forte valore antropologico e culturale. Giornate di duro lavoro, quelle durante il caldo umido di settembre, con le mani appiccicose di mosto per via dello zucchero presente, l’anima dell’uva, mentre la fatica era alleviata dalla festa del momento, fatta di canti, stornelli e risate. Poco o nulla sanno le nuove generazioni della vendemmia d'un tempo, dove si poteva cogliere lo spirito di una comunità legata alla campagna, al lavoro della terra e della vite, una ritualità che favoriva la socialità tra famiglie attraverso il duro lavoro, a godere della compagnia e degli amici. Ormai è soltanto un ricordo il rito vendemmiale, antico, antichissimo, che affonda le sue radici in un qualcosa che non c’è più, in un passato caratterizzato da un vero e proprio cerimoniale fatto di uomini e donne, di gesti e rituali. Preludio alla raccolta dei grappoli maturi, fervevano i lavori di pulizia dei tini e delle botti nelle cantine; il colpo del mazzuolo sulle doghe o sui cerchi per rimettere in sesto quei recipienti che avevano subito i danni del tempo, la bagnatura o l’abbonimento con acqua per la reidratazione. Nella raccolta ci si faceva aiutare dai vicini e tra i filari, gli uomini, lavoravano con l’aiuto di birocci trainati da coppie di buoi bianchi, carichi di bigonci d’uva. Le donne, invece,  in cucina preparavano ricche colazioni e pranzi per rifocillare i mariti e, in cantina, spesso avevano il compito di pigiare l’uva con i piedi. I bambini erano liberi di correre, giocare e divertirsi tra i filari". (Una delle nostre letture, in onore della festa di San Martino, lo scorso anno, presso le Cantine D'Uva)
In Molise sono due le aziende che hanno aderito all'iniziativa, che proporranno situazioni diverse, in due date diverse, in modo da avvicinare il consumatore al mondo del vino. Non perdete l'occasione di conoscere da vicino l'affascinante  mondo del vino.

DOMENICA 14 SETTEMBRE



 SABATO 20 SETTEMBRE



Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com



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