sabato 28 giugno 2014

SECONDO ITINERARIO DEL GUSTO NELLA TERRA DEI PENTRI TRA OLIO, VINO E STORIA

Il secondo percorso formativo della “Scuola del gusto”, che con il progetto “Un Molise Extra-Ordinario” ha affrontato il complesso mondo dell’olio extravergine, dalla coltivazione dell’olivo fino alla tavola, cercando di individuarne i caratteri di qualità ed evidenziando anche i tanti luoghi comuni che non certo aiutano a perseguire tale obiettivo, è terminato, come lo scorso anno, con l’appuntamento itinerante, in giro per la nostra splendida terra, il Molise, con il prezioso contributo di ATM (Azienda Trasporti Molisana), animati dal gusto della scoperta. La possibilità di poter toccare con mano realtà produttive, spesso sconosciute ai più, per mettere in pratica i concetti acquisisti durante il corso, ma, se vogliamo, anche per dare lustro a prodotti di qualità che varcano i confini nazionali, di cui spesso non c’è traccia tra le nostre mura più per demerito nostro che delle aziende produttrici, che privilegiano altri mercati piuttosto che l’apatia e l’indifferenza dell’abitante della “Regione dove non c’è niente” (cit.), ha avuto un grande riscontro d’interesse e attenzione, segno che c’è una voglia di conoscenza e di senso di appartenenza, elementi imprescindibili per la crescita, principi cardine della “Scuola del gusto”. 


Contado di Molise
Rispetto agli “Itinerari del gusto” passati, compresi anche quelli dello scorso anno, ci si è spostati nell’Alto Molise, precisamente nella terra dei Pentri, una delle quattro tribù che costituivano l’antico popolo dei Sanniti, che abitavano le terre oggi rappresentate dalla Provincia d’Isernia. Il “popolo dei monti”, come risulta dalla stessa radice del celtico pen, ossia sommità, conoscevano l’arte della viticoltura, tanto che Plinio, in epoca romana, ha parole di elogio per i vini d’Isernia, indicandoli tra i migliori (vino Paetrutanium prodotta da una vite chiamata pumula). La presenza di una viticoltura fiorente e di produzioni di vino, quindi, rappresentava, per le zone interne della Regione, fino alla fine dell’800, una grande risorsa suggellata anche da riconoscimenti, salvo poi, dopo la distruzione da parte della fillossera, seguita da emigrazione ed eventi nefasti dei conflitti mondiali, spostarsi vero il basso Molise. Uno dei produttori che negli ultimi anni sta riscoprendo e rivalutando i fasti di una storia millenaria che racconta di vite e vino, ma anche di Tintilia, se vogliamo considerare tempi più vicini, è Antonio Valerio, vulcanico produttore che ha rilevato una vecchia Cantina Cooperativa a Monteroduni, trasformandola, secondo i moderni canoni dell’enologia, in una delle aziende emergenti del panorama enologico molisano e non, dove si produce il vino Pentro, l’unico produttore a imbottigliare con la denominazione d’origine  (DOC) che richiama la storia del popolo che abitava quelle terre, unico produttore di spumante metodo classico in Molise. La prima tappa del secondo percorso non poteva non essere con un forte richiamo alla storia della terra dei pentri, come anche la testimonianza nell’epigafre conservata al Museo del Louvre a Parigi, ritrovata nel comune di Macchia d’Isernia, che descrive due personaggi, Calidius Eroticus e Fanniae Voluptati, dove si parla anche di vino. Non a caso Calidio e Fannia sono due etichette della Valerio Winery.

Un momento della visita aziendale


Altra storica realtà del territorio di Monteroduni, sempre sotto la guida di Antonio Valerio, è l’Azienda Agricola Principe Pignantelli, che produce olio extravergine d’oliva classico, DOP, BIO e monovarietale, tutti ottenuti dalle tremila piante di olivo di proprietà, molti secolari. L’azienda, situata in un casale, in origine una stazione di posta, attiva fin dal 1669, era di proprietà di una delle famiglie nobiliari più importanti del panorama araldico italiano, di origini Longobarde, la cui massima espressione è rappresentata dalla presenza, a Monteroduni, del Castello Pignatelli, residenza rinascimentale della famiglia. 

Facciata dell'azienda
Una selezione di oli dell'azienda

Dopo la sosta nel Comune di Monteroduni, tra olio e vino, parlando di storia e legame con il territorio di due dei prodotti simboli del Molise, è stata la volta di una visita emozionante presso uno dei più bei castelli medioevali presenti in Regione, complice la guida straordinaria dell’arch. Franco Valente che, per l’occasione, ha accompagnato i 50 partecipanti nel percorso che raccoglie e testimonia la storia di Venafro e di tutta l’alta valle del Volturno. Il Castello Pandone, situato alla base del monte Santa Croce, immerso fra gli uliveti secolari che hanno rappresentato il paesaggio agrario di Venafro fin dai tempi di Catone e Varrone (oggi Parco Regionale degli Olivi di Venafro), che narravano la qualità dell’olio prodotto (oggi cultivar Aurina, chiamata anche Liciniana dal nome di chi la importò nel venafrano in epoca romana), è chiamato così perché nel 1443 fu donato alla famiglia Pandone dal re Alfonso d’Aragona. Il rappresentante più importante della famiglia, il conte Enrico Pandone, uno dei più importanti allevatori di cavalli del Regno di Napoli, lo trasformò in una residenza signorile. In questa trasformazione, gli interni furono abbelliti da raffigurazioni di cavalli, a grandezza naturale, unica nel suo genere, della scuderia del conte, in bassorilievo, con tutte le caratteristiche morfo-funzionali dei singoli animali. Da dicembre del 2012, il Castello ospita il Museo Nazionale del Molise, dove sono esposte, tra le altre, le opere pittoriche più importanti della Regione. 

L'arch. Franco Valente durante la visita al Castello Pandone
Veduta del Castello Pandone
Fine prima parte

Scuola del gusto
scuoladelgustomolise@gmail.com





martedì 24 giugno 2014

IL VINO PURO E' SEMPRE IL MIGLIORE?

C’è il significato della purezza nell'alimentazione e nel consumo di vino. Per restare puro un individuo deve cibarsi di sostanze pure. È curioso come il vino, per secoli destinato a consumatori poveri e denutriti, sia improvvisamente divenuto la componente simbolicamente più preziosa del pasto celebrativo. Il vino deve questa metamorfosi proprio ad una ricerca di una purezza che ne innalza il percepito sino a livelli di culto, a volte persino ossessivo. A volte francamente ridicolo. La purezza delle origini implica sempre dislivelli di qualità che inficiano la scelta oculata del prodotto. Il vino fondato sul mono vitigno, costituisce invece il focus dell’interesse degli appassionati, implica distinzioni tra aree, cantine ed annate, contribuisce a ragionamenti esoterici, ma non risponde alle necessità di un consumo “democratico”. 




La maggioranza degli italiani non ha chiaro il significato effettivo del termine di purezza, spesso lo lega ad un nome che non è in grado di decodificare. Sotto la dizione Chianti la maggior parte dei consumatori individua un vitigno, così come il termine Tavernello. La ricerca della purezza si esplicita nel comune sentire nella valorizzazione dei diversi cru, idealmente ben separati tra di loro. Che tutto questo implichi instabilità del livello qualitativo, incrementi sensibilmente il prezzo, frantumi gli standard di riferimento, poco importa, anzi sta contagiando il caffè, il cioccolato, l’olio d’oliva, la frutta. Il concetto di purezza è vissuto dagli odierni consumatori in senso ideologico. Si stacca dall'effettiva realtà dei cicli agricoli. Metterebbe direttamente il consumatore a contatto con la natura! Però essendo confinato a produzioni ristrette, è legato all'andamento stagionale, che nelle annate cattive lo rende inevitabilmente di qualità peggiore a quello che si ottiene da tagli e miscele. Tale è però il potere magico contenuto nella parola “purezza”, che esso cancella ogni altra contraddizione.

Fonte: Tre Bicchieri Gambero Rosso (Articolo a firma del Prof. Attilio Scienza)


giovedì 12 giugno 2014

SCUOLA DEL GUSTO E LIFE MAESTRALE

Fonte: Life Maestrale
 
 
Fonte: Primo Piano Molise





Fonte: Quotidiano del Molise


Scuola del gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com


lunedì 9 giugno 2014

PRIMO ITINERARIO DEL GUSTO: IL MOLISE TRA PATRIARCHI, COSTA E CULTURA ENOGASTRONOMICA

Dopo una lunga cavalcata, partita a gennaio con il convegno di presentazione del secondo percorso formativo della “Scuola del gusto”, quel “Un Molise Extra-Ordinario” che ha portato i numerosi corsisti a confrontarsi, a tutto tondo, con il complesso e affascinante mondo dell’extravergine e dell’olivicoltura, si è sviluppato, come per lo scorso anno, il primo appuntamento con gli “Itinerari del gusto”, percorsi multidisciplinari che chiudono, di fatto, il percorso formativo. Il primo appuntamento, svoltosi sabato 7 giugno, patrocinato dall’Istituto Tecnico “San Pardo” e ATM, che ha messo a disposizione gratuitamente un autobus per le uscite, ha toccato alcune delle realtà produttive più importanti del basso Molise. La prima tappa è stata a Montecilfone che, rappresenta, una delle tre comunità arbëreshë della regione, dove si trova, con certezza, una delle realtà produttive regionali di maggior spessore, che ha sorpreso tutti, per qualità assoluta delle produzioni e per la semplicità e la schiettezza del proprietario, Claudio Florio, il cui obiettivo è la ricerca della qualità assoluta, dalla scelta dei suini, grazie alla rigorosa selezione e controllo degli allevamenti da parte del Consorzio Gran Suino Padano DOP, cui il produttore aderisce, fino al non utilizzo di nessun tipo di conservante, ma solo sale e spezie, come vuole la tradizione, accuratamente selezionati e di alta qualità. Una straordinaria scoperta, è proprio il caso di rilevarlo, lontano dai riflettori e dalle luci della ribalta, con numerosi riconoscimenti in varie guide e la presenza nel circuito di Eataly, l’enogastronomia di qualità presente nelle più grandi città d’Italia e del mondo.

Casa Florio a Montecilfone
Dopo i salumi di “Casa Florio” è stata la volta di un’altra realtà produttiva, questa volta del settore vitivinicolo, che porta il nome e qualità delle produzioni del Molise nel mondo, la “Borgo di Colloredo” di Campomarino, guidata dai fratelli Di Giulio. L’azienda ha una superficie vitata pari a 50 Ha, tutti allevati a spalliera con sistema di potatura a Guyot e cordone speronato, adottando il rivoluzionario sistema di potatura “ramificata” di Simonit&Sirch, mentre altri 20 Ha circa sono in corso di reimpianto. Attraverso la riconversione varietale e del sistema di allevamento, ci ha spiegato Enrico Di Giulio, si è passati alla modernizzazione e alla meccanizzazione integrale dei vigneti, grazie all’ausilio di macchine scavallatrici che eseguono tutte le operazioni colturali più importanti, dai trattamenti fitosanitari alla raccolta, dalla pre-potatura alla cimatura. L'azienda è autonoma da un punto di vista energetico, potendo contare su una produzione di energia elettrica pari a 160 kW da pannelli fotovoltaici posti sulle coperture delle strutture. Il 70% della produzione aziendale è destinato al mercato estero, nord europeo in particolar modo (Germania, Olanda, Belgio, Svizzera, Danimarca) e nord americano, oltre che da importatori orientali. Tanti i premi e i riconoscimenti negli anni per l’azienda, ultimi per il rosato Gironia 2013 e per la Falanghina 2013, degustati alla fine del percorso aziendale, insieme con un Molise Rosso Doc a base di Montepulciano.

Cantine Borgo di Colloredo a Campomarino
Dopo la pausa pranzo presso “La Carrese” di San Martino in Pensilis, è stata la volta di un’escursione presso Portocannone, alla caccia dei testimoni storici dell’olivicoltura molisana. A fare gli onori di casa Michele Di Legge, assessore all’agricoltura del Comune che, sfidando le ore più calde della giornata, ha accompagnato i partecipanti tra i secolari oliveti che circondano la cittadina, soffermandosi e discutendo di fronte ai patriarchi, tra stupore e ammirazione, testimoni della fuga di donne e uomini dall’altra sponda dell’adriatico con i loro quasi mille anni, simboli della nostra cultura, di cui la regione è ricca, pensiamo al parco degli olivi di Venafro (meta del prossimo itinerario) e all’olio di Liciniana - oggi Aurina - già citata da autori classici di epoca romana (Catone e Varrone su tutti).  Un legame che si estende tra le colline della Regione, un simbolo che va opportunamente valorizzato e comunicato come sostenuto con forza dallo stesso Di Legge, progetto che incontra non poche difficoltà nel decollare e trovare la giusta quadra perché possa essere, con gli altri simboli sparsi sul territorio, un modo per valorizzare un’olivicoltura e dare il giusto riconoscimento al suo straordinario extravergine, perché possa essere un motivo di ricchezza e non si simbolo di abbandono, situazione in cui versano sempre più oliveti. Accorate sono state anche le parole di Pasquale Di Lena, Presidente onorario dell’Associazione Nazionale delle città dell’Olio, presente nel gruppo dei visitatori, che ha portato il suo contributo su quelli che possono essere gli sviluppi di una giusta strategia di comunicazione nella conquista dei mercati, che vedranno l’olio extravergine d’oliva sempre più protagonista sulle tavole di tutto il mondo. Tutti i presenti, tra lo sgomento per l’indifferenza in cui versano questi monumenti, a volte abbandonati a se stessi, hanno sostenuto fortemente per una ribalta, per tutelare un patrimonio storico-culturale oltre che paesaggistico-ambientale. 

Olivi ultra secolari a Portocannone
L’ultima tappa, nel ricco e intenso programma, è stata l’escursione in una delle aree più sconosciute della Regione, il litorale di Campomarino, con le sue dune ricche di biodiversità, sotto la guida di Sara Fusco dell’Università degli Studi del Molise, che ha parlato del progetto Life Maestrale, il cui obiettivo è la conservazione degli habitat dunali e delle zone umide salmastre, attraverso “i sentieri della natura” di uno dei tre siti S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria) della Regione, e con Luigi Lucchese, Presidente di Ambiente Basso Molise (ABM). Il litorale molisano, costituisce una zona di grande rilevanza naturalistica e vegetazionale, rappresentando uno dei migliori esempi di ambienti dunali scarsamente antropizzati. Nell’area, infatti, si possono ancora osservare dei sistemi dunali della costa adriatica interessati da vegetazione psammofila (vegetazione delle sabbie) e da formazioni di macchia a Ginepro coccolone, e da steppe salate mediterranee. Questi ecosistemi dunali e le relative aree umide retrodunali sono fondamentali per la presenza di fauna acquatica nidificante che come corridoio ecologico

Fantine e ecosistemi retrodunali a Campomarino
Dopo una giornata faticosa ma ricca e appassionante, si è fissato l'appuntamento per il secondo itinerario del gusto, sabato 21 giugno, questa volta nella parte più interna del Molise, per scoprire altre ricchezze paesaggistiche, ambientali, cultura ed enogastronomiche. 

Scuola del gusto
scuoladelgustolarino@gmail.com



mercoledì 4 giugno 2014

ANCHE IN MOLISE IL FUTURO DEL VINO SI TINGE DI "ROSATO"

Tra i vari concorsi enologici che si svolgono nel nostro Paese, una menzione particolare va fatta per il “Concorso Nazionale Rosati d’Italia”, giunto alla terza edizione, che ha visto protagonisti, in terra di Puglia, tra Lecce e Otranto, nella Regione che detiene circa il 40% della produzione nazionale, vini con tantissime sfumature di rosato. Una tipologia di vino che rappresenta una nicchia - appena il 6% il consumo sul totale - con ampi margini di crescita. Secondo dati recenti, il Belpaese si è attestato, nel 2012, al secondo posto come quantitativo prodotto con 48 milioni di bottiglie, ossia il 20% della produzione mondiale. Viceversa, il nostro Paese è al primo posto per quanto riguarda le esportazioni, ben il 43% di quello prodotto va nel mercato internazionale. Gli ultimi dati sul consumo interno sono confortanti, con una percentuale d’incremento del 13%, spinti anche dal consumo sempre maggiore come aperitivo o con abbinamenti che hanno un vero e proprio stile. Questi dati hanno spinto sempre più aziende a produrre delle linee di rosato, anche cercando vitigni più vocati, magari autoctoni, puntando tutto sulla comunicazione, che sappiamo essere dispendiosa e complessa, soprattutto quando bisogna convincere il consumatore a superare certi luoghi comuni (l’11% pensa ancora che sia una combinazione di rosso e bianco).

Diverse sfumature di rosato

La terza edizione, in terra salentina, ha visto la partecipazione di 245 cantine in rappresentanza di tutte e venti le regioni italiane, 319 le etichette in gara, premiando con le tre Medaglie i primi tre classificati per tipologia e con il Diploma di merito ex-aequo tutti quelli con un punteggio di almeno 80/100, ma, di là dal valore formale del premio, l’obiettivo di questo concorso, come specificato nella sua mission, è valorizzare le migliori produzioni nazionali, per favorirne conoscenza e diffusione. Anche il piccolo Molise, con le sue poche etichette di rosato, per il terzo anno consecutivo, porta dei riconoscimenti che impreziosiscono quelli che sono i risultati lusinghieri dell’ultimo Vinitaly o del Concorso Mondiale di Bruxelles, giusto per citare gli ultimi successi. Dettaglio non trascurabile, per il terzo anno di fila, è il Diploma di merito per Terre degli Osci IGT Rosato “Aere” 2011 della Società Cooperativa San Zenone di Montenero di Bisaccia, che dimostra come si possa fare qualità anche in contesti più ampi, come una Cantina Sociale, quando si fanno scelte competenti e oculate - l’azienda non è nuova a premi - su un territorio che non ha nulla da invidiare al vicino Abruzzo. Loro si che meriterebbero il riconoscimento di “Benemerito dell’enologia” assegnato ogni anno al Vinitaly, per ogni Regione, con il premio “Can Grande alla Scala”. 

Aere rosato San Zenone

Non stupisce, poi, l’altro vino premiato, non tanto per un debole personale per lo stesso, ma quanto per l’azienda che rappresenta, la Borgo di Colloredo di Campomarino dei fratelli Enrico e Pasquale Di Giulio, ormai una solida realtà non solo regionale, che dopo l’ennesimo exploit all’ultimo Concorso Mondiale di Bruxelles, con due Medaglie d’Argento grazie al Gironia rosso Riserva 2007 (DOC Biferno) e alla Falanghina 2013 (DOC Molise), porta a casa un importante riconoscimento per il Gironia rosato 2013 (DOC Biferno). Il secondo “Itinerario del gusto”, nell'ambito del progetto "Un Molise Extra-Ordianrio", che si svolgerà sabato 7 giugno, farà tappa, tra gli altri, proprio presso l’azienda di Campomarino. 

Gironia rosato Borgo di Colloredo

Questi risultati lusinghieri ormai non stupiscono più, anzi, sono forieri di cambiamenti necessari all'interno del comparto regionale, ci riferiamo alla necessità di adeguare le strategie secondo questi mutamenti, lo chiedono i produttori con i loro successi, lo chiede il Molise e i molisani stanchi di aspettare. Certo, non è un percorso facile, ma vanno fatte scelte importanti, anche rivolte a far diffondere la cultura del vino, per farne aumentare il consumo quotidiano, ormai ai minimi storici, avvicinando soprattutto le nuove generazioni e le tipologie come il rosato o i vini frizzanti, meno impegnativi e che ben si accompagnano agli stili di vita dei giovani. 

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...