sabato 22 marzo 2014

LE ORIGINI DELL'ANALISI SENSORIALE

L’analisi sensoriale è una disciplina scientifica impiegata per misurare, analizzare e interpretare le sensazioni che possono essere percepite dai sensi della vista, olfatto, gusto, tatto e udito. Giovedì pomeriggio, presso l'auditorium dell'Istituto Tecnico Agrario di Larino, si è tenuta la prima lezione su quest'aspetto, riguardante i parametri di qualità dell'olio extravergine d'oliva e la loro valutazione sensoriale, nell'ambito del progetto "Scuola del gusto: Un Molise Extra-Ordinario". Naturalmente, per poter allenare i sensi e conoscerne le funzionalità, parlo di professionisti, sono necessarie ore ed ore di formazione e allenamento. Con alcuni semplici principi, invece, chiunque può valutare, con un po' di esercizio, la bontà di un extravergine, ma questo lo scopriremo nel prossimo articolo, quando faremo una panoramica sui parametri di qualità da considerare, così come li ha espressi in maniera accorata Maurizio Corbo nell'ultima lezione e nella sua continua opera di sensibilizzazione sul territorio. Vediamo adesso quali sono le origini su cui si fonda questa disciplina.


Corsisti durante una degustazione di oli
Da sempre l’uomo ha cercato di approcciare il mondo esterno attraverso l’uso dei sensi, affinandone sempre più l’utilizzo, soprattutto con lo sviluppo degli scambi commerciali per valutare correttamente le merci. Chi comprava, infatti, cominciò ad assaggiare piccole quantità delle merci da acquistare per valutarne appieno le qualità, mentre chi vendeva, di contro, cominciò a stabilire i prezzi dei loro prodotti attraverso le qualità organolettiche: l’aspetto, il sapore, l’odore e la consistenza. Quest’uso commerciale dei sensi permise, quindi, la nascita di vere e proprie professioni, quelle degli assaggiatori professionisti, che già a inizio ‘900 furono da supporto alla crescita delle prime industrie agroalimentari e cosmetiche. L’impulso decisivo allo sviluppo delle tecniche sensoriali si ebbe negli Stati Uniti, nel corso della seconda guerra mondiale, dove i responsabili della ristorazione dell'esercito americano (US Army Quartermaster Food and Container Institute), avendo riscontrato che il cibo somministrato, pur essendo bilanciato dal punto di vista nutrizionale, non sempre era gradito dai militari e che il sapore ne condizionava fortemente il livello di gradimento, decisero di studiare alcune caratteristiche organolettiche per determinarne la soglia di accettabilità. Furono gettate, in questo modo, le basi per regole di rilevamento dell’accettabilità, mentre miglioravano le performance dell’esercito se era ben nutrito e soddisfatto.

Recettori olfattivi


Altro concetto significativo è stato la comprensione dell’importanza dei formulati, ossia degli ingredienti, delle loro dosi e del modo di impiegarli nel determinare le caratteristiche sensoriali dei cibi. Le industrie alimentari, all’inizio del secolo scorso, infatti, utilizzarono in modo sempre più specifico e raffinato l’analisi sensoriale per la produzione e la commercializzazione dei prodotti. In questo modo nacquero, all’interno delle aziende, delle figure professionali che diventeranno, a tutti gli effetti, arbitri della qualità, al cui acume sensoriale sarà affidata la messa a punto di un prodotto (mastro birraio, casari, degustatori di vino, olio, caffè e the). Nacquero le prime schede di valutazione, seguite dalle prime valutazioni numeriche. La crescita esponenziale di aziende e nuovi prodotti mettono, di fatto, in difficoltà questi esperti aziendali che non sono più in grado di far fronte alle nuove necessità. A tal proposito, già ad inizio anni ’50, l’Università californiana di Davis e quella del Massachusetts in Oregon, cominciarono ad organizzare i primi corsi di analisi sensoriale, mentre nasce la prima letteratura in merito. Affidarsi in modo assoluto a singoli individui e alla loro valutazione, però, diventava rischioso, in quanto, quest’ultima mantiene delle caratteristiche di soggettività che la rendono parziale e priva di rigore scientifico. Per ovviare alle caratteristiche di soggettività delle valutazioni individuali, nasce l’esigenza di sostituire l’unico l’esperto, ossia unico arbitro della qualità, con un sistema di valutazione (Panel), più controllabile, affidabile e correlabile al giudizio del consumatore. L’analisi sensoriale, per tale motivo, ha sviluppato i Sensory Testing, una metodologia formale, strutturata e codificata che dispone di strumenti attendibili applicabili a una vasta gamma di prodotti, non solo alimentari. Infatti, tale approccio è valido e applicato anche per i prodotti per l’igiene personale e della casa, oltre ai prodotti per la cosmesi.
Lingua e recettore del gusto

E’ importante porre l’accento, quindi, come questa disciplina si sia affermata come una metodologia scientifica che si differenzia dal semplice approccio sensoriale, poiché si basa su processi che non sono influenzati da fattori esterni e il cui giudizio è statisticamente significativo. L’analisi sensoriale gioca un ruolo decisivo nel controllo qualità, in particolar modo attraverso appositi test mirati alla verifica dei requisiti d’idoneità sensoriale richiesti in tutte le fasi del processo produttivo, dall’acquisto delle materie prime alle lavorazioni, fino al prodotto finito. Per tali motivi, quest'approccio, diventa uno strumento indispensabile anche nel campo di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, come all’applicazione di test mirati all’individuazione di prodotti aziendali le cui caratteristiche sensoriali si avvicinino maggiormente al prodotto di riferimento del relativo competitor. Lo studio delle caratteristiche organolettiche del prodotto attraverso questa metodologia scientifica rappresenta, infine, un importante strumento per la valorizzazione e la tutela delle produzioni, attraverso la stesura di un profilo sensoriale che, di fatto, rappresenta una vera e propria carta d’identità del prodotto stesso che può essere utilizzata sia per la tutela sia per la comunicazione verso il consumatore finale.

Sebastiano Di Maria


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