martedì 29 gennaio 2013

SVOLTA: DIRITTI D'IMPIANTO FINO AL 2030

 
 
“Sui diritti d’impianto, abbiamo dato un messaggio forte e chiaro: il sistema deve essere mantenuto così come oggi fino al 2030”. A dirlo è Paolo De Castro, europarlamentare e presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, che il 24 gennaio ha completato l'iter di approvazione delle modifiche alla riforma della Politica agricola comune post 2014. Dossier all’interno del quale era contenuta anche la questione della liberalizzazione dei diritti, introdotta dalla riforma Ocm del 2008. “Su questo punto, il messaggio che il Parlamento europeo ha dato è chiaro – dice De Castro – il sistema deve rimanere quello odierno, anzi, nell’emendamento presentato dall’onorevole viene Michel Dantin e approvato in Commissione viene addirittura prorogato al 2030”.
Con buona pace del Commissario Dacian Ciolos.
 
 
 
 

SOSTENIBILITA', UN DOVERE NON UN'OPPORTUNITA'

Domenica 20 Gennaio, presso l’Enoliexpo adriatica di Fermo, prima edizione dell’appuntamento fieristico riguardante le filiere vino e olio, si è svolto un convegno sulla “Viticoltura sostenibile per un bere consapevole”, dove sono stati snocciolati, da esperti del settore, tutti gli aspetti viticoli, dal biologico al naturale, dalla lotta integrata alla sostenibilità ambientale, passando per la viticoltura di precisione, cercando di individuare i punti critici e di tracciare le linee guida per il futuro vitivinicolo del paese. L’articolo 14 della Direttiva 2009/128/CE prima e il successivo decreto attuativo, il D. Lgs n° 150 del 14/08/201, hanno stabilito che, entro il 01/01/2014, siano obbligatorie strategie di “difesa integrata” delle colture, ossia, un uso sostenibile dei pesticidi in modo da ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana, sull'ambiente e sulla biodiversità; oltre a promuovere approcci alternativi o metodi non chimici. La crescita del movimento naturalista in vitivinicoltura, cui si aggiunge la nascita del vino biologico, definito dal Reg. CE n. 203/2012, di cui ho avuto modo di parlare in questo post e poi in questo, insieme al movimento biodinamico, rappresentano, di fatto, una svolta verso una viticoltura a basso impatto, che tutela l’ambiente e la salute del consumatore. A questo si aggiunge una ricerca spasmodica, da parte di molte aziende, di introdurre nel proprio processo produttivo, tecnologie o comportamenti che riducano i consumi energetici e i costi di produzione, abbassando le emissioni di gas a effetto serra, decretando la nascita di cantine sostenibili. Molto spesso e da più parti, tale tipo di approccio sostenibile, è visto come un vero e proprio strumento di marketing, più che una vera e propria necessità oggettiva da parte delle aziende produttrici. 
 
Vigneto e inerbimento permanente come fonte di sequestro di CO2
Il dott. Pierluigi Donna, fondatore e coordinatore di SATA, gruppo di consulenza agronomica ed enologica in aziende vitivinicole sparse per il territorio nazionale, di concerto con la Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, si occupa del protocollo Carbon Foot-print, cioè il calcolo dell’impronta carbonica di un’azienda, ossia l’impatto dell’attività produttiva della stessa sull’ambiente. L’impronta primaria (carburante, generatori, condizionamento, fertilizzanti, macchinari agricoli, etc.) e quella secondaria (approvvigionamento di energie elettrica) sono obbligatorie nel computo, mentre la terziaria (imballaggi, prodotti per l’enologia, uve acquistate, rifiuti, etc.) non è tale. Un dato interessante, sempre secondo Donna, è la possibilità di calcolare nel bilancio l’anidride carbonica fissata nel processo fotosintetico, che andrebbe, di fatto, a saldo sul totale. Lo stesso agronomo ha tracciato, poi, un bilancio sulle diverse attività, affermando che un produttore biologico consuma più carburante, vista la necessità di intervenire in campo più volte per il controllo delle infestanti e delle fitopatologie, mentre quello convenzionale consumerà più pesticidi per il relativo controllo, con un bilancio globale pressochè identico  (+ 0,7 eq. di CO) per entrambe le tipologie d’intervento. Il mercato del vino certificato, in tal senso, è ancora molto piccolo vista la mancanza di una consapevolezza diffusa del tema, tranne che per alcuni importatori scandinavi e per gli australiani, che fanno della sostenibilità un cavallo di battaglia, l’unico mezzo, forse, aggiungo io, per contrastare il blasone dei terroir del vecchio mondo.
 
Valori di emissione effettivi per ogni settore di ciascun ambito e i sequestri. Fonte: SATA - Studio agronomico
Una delle applicazioni più importanti in tema di riduzione e riciclo dell’anidride carbonica, è il progetto E-CO2 proposto dal Consorzio del Soave e diversi partner accademici che, rispetto al normale calcolo del carbon foot-print, si pone l’obiettivo di un abbattimento considerevole delle emissioni focalizzando l’attenzione sulla fermentazione alcolica. Durante il processo fermentativo, che consente la conversione degli zuccheri presenti nel mosto in alcool etilico e anidride carbonica, si ha una grande quantità di emissione in atmosfera di gas serra, facilmente calcolabile. L’obiettivo del progetto è di captarla, purificarla e renderla compressa per riutilizzarla nel settore enologico, oppure in altre tecnologie, come il riutilizzo per creare atmosfere modificate per il controllo della proliferazione microbica negli alimenti, aumentandone la shelf-life (vita di scaffale), per acidificare acque reflue urbane, sfruttare il suo potenziale criogenico (ghiaccio secco/neve carbonica utilizzata in cantina nelle criomacerazioni o come antiossidante nella pressatura di uve bianche), fonte di carbonio per le serre, etc.
(Parte I)
 
continua..........
 
Sebastiano Di Maria
 

sabato 26 gennaio 2013

NUOVI VIGNETI SOLO SE AUTORIZZATI

Uno dei temi più caldi del settore vitivinicolo, di cui ho già avuto modo di parlare in questo post lo scorso anno, stando alle ultime notizie, sembra prossimo alla conclusione. Mi riferisco alla liberalizzazione dei diritti d’impianto che, secondo l’ultima OCM (Ex Regolamento CE n. 479/2008 del 29 aprile 2008, traslato nel Reg. CE n. 1234/07), ne determina, di fatto, la scomparsa entro il 31 dicembre 2015 (salvo facoltà degli Stati membri di prolungarlo al loro interno fino a tutto il 2018). Come già avevo anticipato nel post in questione, negli ultimi mesi c’è stata una vera e propria battaglia da parte di quei paesi che ritengono questa deregulation sbagliata, soprattutto per gli effetti della stessa che, stando alle ragioni dei 14 stati membri UE oppositori, porterebbe ad aumento sproporzionato dell’offerta e, come conseguenza, a un crollo dei prezzi.
 
 
 
E’ notizia di questi giorni che il Commissario europeo all’Agricoltura, Dacian Ciolos, che sosteneva la liberalizzazione degli stessi, ha preso atto delle conclusioni del gruppo di alto livello (Hight Level Group), formato da tecnici dei vari ministeri dei vari paesi e rappresentanti di filiera, che confermano la necessità, per il settore vitivinicolo, di un sistema di gestione e controllo della produzione. In sostanza, si tratta di un vero e proprio dietrofront, che conferma il blocco degli impianti attraverso un sistema basato su autorizzazioni che faranno parte di un pacchetto definito di anno in anno a livello comunitario, di cui ogni stato membro, per quanto di competenza, sarà responsabile, di concerto con le amministrazioni locali, le organizzazioni professionali e dei produttori. Altro aspetto importante, che rappresenta una novità rispetto alle previsioni, è la trasversalità del provvedimento, ossia varrà per tutte le categorie di vino, dalle DOP alle IGT. Un altro aspetto tecnico della proposta è il saldo del vigneto, che rispetto a quello vigente, può essere positivo, ossia si può impiantare più di quanto si sia estirpato, attraverso una “clausola di salvaguardia”, che si deciderà in ambito comunitario, ossia una sorta di quota rispetto al totale vitato europeo, concesse gratuitamente al viticoltore e con un periodo di vita di tre anni. La proposta, adesso al vaglio del Consiglio di ministri UE, è stata accolta con soddisfazione dal Ministro delle politiche agricole, Mario Catania, che sottolinea i passi in avanti fatti rispetto alla proposta iniziale e come tale provvedimento sarà parte integrante nella riforma della PAC (Politica agricola comune).
 
 

Il Corriere vinicolo, in merito, ha lanciato un allarme, ossia la perdita, dopo l’entrata in vigore delle autorizzazioni, del valore dei diritti di reimpianto. Secondo l’autorevole settimanale, questi diritti, che sono iscritti a bilancio alla voce immobilizzazioni materiali e rappresentano, quindi, un valore patrimoniale per l’azienda che si aggiunge a quello fondiario, potrebbero diventare carta straccia. Nel caso di cessazione dell’attività di un produttore, con il sistema delle autorizzazioni, non esisterebbero più diritti di reimpianto, che verrebbero, di fatto, cancellati e lo stesso si troverebbe costretto a vendere i terreni senza la rispettiva quota: “le viti senza terra non portano nessun diritto e quindi non possono essere vendute su carta”. Il fatto che la Francia già adotta un sistema del genere è solo un caso?

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com

 


venerdì 25 gennaio 2013

IL TERRITORIO CON LA SUA STORIA E LA SUA CULTURA AL CENTRO DI UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO

Un incontro intenso di riflessioni quello di ieri sera alla Casina Nazionale Frentana di Larino con la iniziativa di presentazione del libro “Archeologia Industriale in Molise, a cura di Ilaria Zilli e Roberto Parisi docenti della Università degli studi del Molise.Un incontro che ha visto un’ampia partecipazione, soprattutto di giovani, a dimostrazione dell’interesse stimolato dalla curiosità di sapere e capire il valore e il significato di un patrimonio che riguarda il Molise rurale, che , come ha detto nel suo intervento di apertura su ‘l’Archeologia Industriale nelle aree rurali tra storia e turismo’ il prof. Rossano  Pazzagli , presidente del corso di laurea in scienze turistiche nella sede di Termoli dell’Università del Molise, dimostra il fondamentale ruolo del settore primario nella costruzione di quel processo di industrializzazione a cavallo ‘800.’900.
 
 
 
Un processo  che poi ha trovato il suo massimo sviluppo dopo la seconda metà del secolo scorso e che oggi vive una pesante crisi. “Una crisi – ha poi sottolineato – che mostra la fine di un modello di sviluppo e, come tale, impegna tutti, in particolare i governi, a trovarne uno nuovo per non rimanere fermi e perdere occasioni per rilanciare la fiducia e la passione per il futuro”. La ruralità, quindi, come straordinario valore di grande attualità e modernità e non un segno di arretratezza, ma l’espressione più avanzata di quel grande e fondamentale  patrimonio che il territorio da porre al centro di questo nuovo modello di sviluppo. Si è parlato molto della realtà larinese, in particolare dei “Battista” con i due interventi di Virginia Di Vito, ricercatrice e componente della sezione AIPAI del Molise, e di Berardo Mastrogiuseppe, con la messa a disposizione di documenti da lui salvati e recuperati dal destino certo di una loro distruzione.
 
 
 
Particolarmente propositivi i due interventi dei curatori del libro, Zilli e Parisi, nel momento in cui non si sono soffermati solo a parlare del libro, ma a spiegare il ruolo del Molise nel campo dell’Archeologia industriale, a partire da Larino, che ha bisogno della memoria storica dei “Battista”, ma, anche, di conoscere e riconoscere i suoi tesori, le sue ricchezze per organizzarle e spenderle in modo da non rischiarare l’ulteriore degrado e la definitiva perdita, ma il recupero per una loro definitiva valorizzazione di questi suoi preziosi beni che sono storia, cultura. L’invito a non perdere le occasioni per stare insieme e avvalersi del ruolo dell’Università, dei suoi docenti e dei suoi ricercatori, disponibile ad approfondire il discorso e collaborare a dare l’avvio di  un percorso che rende possibile un nuovo ruolo di questa città centrale per il futuro del Molise.
 
Pasquale Di Lena
 
 

lunedì 21 gennaio 2013

RURALITA’, UN VALORE DI GRANDE ATTUALITA’






Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com

LA VITICOLTURA COME STRUMENTO DI CRESCITA DEL TERRITORIO

Giovedì pomeriggio, presso l’azienda vitivinicola di Angelo D’Uva a Larino, si è chiuso il trittico di lezioni del secondo modulo di “Un Molise divino”, primo corso della “Scuola del gusto”, che hanno riguardato tutti gli aspetti viticoli, dall’impianto alla gestione del verde, passando per i diversi sistemi di allevamento e relative operazioni di potatura. Le lezioni frontali, tenutesi presso l’Aula Magna dell’Istituto Tecnico “San Pardo”, sono state condotte dal Prof. Panfilo D’Ercole, docente di coltivazioni arboree presso lo stesso istituto. La parte applicativa, svoltasi, come detto poc'anzi, presso il vignaiolo Angelo D’Uva, è stata curata dall’Ufficio vitivinicolo dell’Arsiam di Termoli, ossia dal dott. Pierluigi Cocchini e dalla dott.ssa Loredana Pietroniro, direttamente impegnati sul campo nel trovare le soluzioni migliori nella gestione delle diverse problematiche inerenti la vitivinicoltura regionale, con particolare riguardo alla Tintilia, l’autoctono simbolo del vecchio contado di Molise.

Il Prof. Panfilo D'Ercole, a sinistra, durante la lezione in aula. A destra, il dott. Pierluigi Cocchini durante la dimostrazione pratica di potatura in campo
Il Prof. D’Ercole, tenuto conto dell’eterogeneità dei corsisti, ha posto l’attenzione sugli aspetti principali riguardanti l’impianto del vigneto, sulla scelta del sistema di allevamento in base all’indirizzo produttivo e sugli aspetti riguardanti la gestione della chioma e la lotta antiparassitaria, indicando i momenti migliori d’intervento sulle principali fitopatologie, nel rispetto dell’ambiente e della salute del consumatore, necessari in termini di sostenibilità ambientale. Sono stati descritti, inoltre, i sistemi di allevamento più importanti, ponendo l’attenzione su quelli più comuni del territorio regionale, il tendone, la spalliera potata a Guyot e la controspalliera potata a cordone speronato, con le relative varianti. Le operazioni di potatura nella gestione della produzione, già descritte dallo stesso docente, sono state poi approfondite e valutate sul campo in base al diverso indirizzo produttivo delle aziende, dai relatori dell’Arsiam, che hanno guidato gli allievi nei diversi sistemi di potatura a Guyot e cordone speronato. Lo stesso Angelo D’Uva, che ha messo a disposizione un filare del suo vigneto per le operazioni di potatura, ha portato la sua esperienza diretta sul campo, indicando i vantaggi e gli svantaggi dei diversi sistemi, in base al vitigno e agli obiettivi enologici. L’indirizzo aziendale, votato alla qualità assoluta, tende ad abbassare la quantità di uva prodotta, attraverso una corretta gestione del verde (sfogliature, cimature e diradamento dei grappoli) che consentono di ottenere un prodotto omogeneo in termini di maturità fenolica, che facilita il compito dell’enologo in cantina.
 
Angelo D'Uva e Pierluigi Cocchini, a sinistra, durante la lezione pratica di potatura. Un allievo, a destra, durante l'esercitazione pratica.
Il dott. Cocchini, poi, ha illustrato le prove sperimentali che l’Arsiam sta conducendo nel territorio regionale, tese a valutare la scelta migliore per la gestione produttiva della Tintilia, particolarmente sensibile a un aborto fiorale che comporta delle rese produttive molto basse che, pur garantendo un prodotto di elevata qualità da un punto di vista polifenolico e antocianico, necessario per vini longevi, per ovvi motivi, determinano un prezzo elevato al consumo dell’imbottigliato. L’obiettivo della ricerca tende a minimizzare questi effetti negativi, cercando di garantire una produzione adeguata, oggi abbondantemente sotto la soglia prevista dal disciplinare. Dopo la visita in cantina, già ampiamente descritta in questo post, Angelo, nella sala dell’agriturismo i “Dolci Grappoli”, parte integrante del complesso aziendale, ha condotto una degustazione guidata su alcuni dei suoi vini, il Kantharos, un Trebbiano del Molise già descritto in quest’altro post, e la Tintilia 2009, su cui lo stesso produttore punta come simbolo della produzione aziendale.
 
In alto a sinitra, il sottoscritto con i titolari dell'azienda e i funzionari Arsiam, mentre a destra, Angelo, in un momento della descrizione dei suoi vini. In basso, al centro, alcuni ragazzi del corso, mentre ai lati i due vini degustati.
Il vitigno è allevato con il classico sistema a Guyot, su terreni argilloso-calcarei, con una densità d’impianto di 4000 viti per ettaro. La gradazione alcolica è pari a 13,50 %, la vinificazione avviene per macerazione pellicolare di dieci giorni alla temperatura di 24°C, mentre l’affinamento è in acciaio per circa diciotto mesi. Il vino si presenta con un colore rosso granato, profondo, con un ottimo complesso olfattivo tra cui si riconoscono chiaramente note balsamiche, confettura di piccoli frutti, come la mora, e spezie. In bocca è morbido, rotondo, con un tannino ben dosato, sapido, con un ottimo finale speziato, buona è la persistenza aromatica. Un vino che mostra i caratteri di longevità. Con la degustazione della Tintilia, si chiude nella maniera migliore la parte del corso riguardante gli aspetti viticoli e di come gli stessi, sotto diversi punti di vista, possano influire sulle caratteristiche qualitative di un vino. La viticoltura, e in essa la Tintilia, come strumento di crescita di un territorio e delle sue ricchezze enogastronomiche.
 
Sebastiano Di Maria

venerdì 18 gennaio 2013

LA SCUOLA DEL GUSTO IN CAMMINO DALLA CANTINA D'UVA

Un pomeriggio interessante in una cantina che onora, con i suoi ottimi vini e la sua disponibilità a partecipare alle iniziative, l'enologia molisana. Degustazioni di Kantharos (Trebbiano e Malvasia) e Tintilia Doc

 
di Pasquale Di Lena
 
La "Scuola del Gusto", ideata e coordinata da Sebastiano Di Maria con la collaborazione dell'Istituto tecnico agrario "San Pardo" di Larino insieme con l'associazione "ex allievi", ieri in cammino, in cantina e a tavola ai "Dolci Grappoli", l'agriturismo della Cantina D'Uva di Larino, a degustare due interessanti vini, il Kantharos, un bianco a base di Trebbiano e Malvasia; la Tintilia, la doc che dà immagine al Molise.

L'adesione come sponsor dell'Atm, con la messa a disposizione dei pullman per le visite aziendali e 100 copie del libro "Molise, il piacere di una scoperta", dà l'idea dell'interesse per la "Scuola del Gusto" che, personalmente, ho salutato come un elemento di forte cambiamento soprattutto nel campo della comunicazione e della cultura enogastronomica.

L'Atm si aggiunge alle cinque cantine (Cipressi di San Felice del Molise, Angelo D'Uva vignaiolo in Larino, Borgo di Colloredo e Di Majo Norante di Campomarino e Terresacre di Montenero di Bisaccia), che hanno aderito sin dall'inizio al progetto.
 
 
 
 
Un grazie all'amico Pasquale Di Lena, per il suo impegno costante nel dare visibilità alle produzioni agroalimentari del territorio regionale e per il suo apporto e sostegno all'iniziativa "Scuola del gusto". Un grazie, inoltre, alle aziende che hanno voluto dare il loro contributo nell'arricchire l'offerta formativa di "Un Molise divino", attraverso la messa a disposizione dei propri vini o dei propri mezzi, oltre all'apertura delle porte a coloro che vogliono conoscere, in maniera consapevole, le richezze enogastronomiche e territoriali della propria terra.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sebastiano Di Maria
 
 
 


mercoledì 16 gennaio 2013

UN MARE DI OPPORTUNITA'

L'incontro di ieri sera a Termoli per la presentazione del progetto "Adrigov" cioè di una governance dell'Adriatico, che vede l'impegno di 13 paesi e regioni che si affacciano su questo pezzo di Mediterraneo. Un tavolo di lavoro presieduto dal presidente della Regione Molise Iorio e aperto da una relazione di Francesco Cocco alla presenza di rappresentanti delle istituzioni rappresentative dell'Adriatico, tra i quali ben tre ambasciatori e il Rettore Cannata dell'Università del Molise.
L'incontro ha rappresentato un significativo passo in avanti verso la costruzione della macroregione Adriatico-Ionica che, come si sa, è un obiettivo strategico dell'Europa.
Un grande obiettivo di pace, con le possibilità del dialogo e della collaborazione, e di sviluppo, con la messa in rete delle risorse e dei valori propri dei territori di questo vasto territorio che ha in comune i due piccoli mari.
 
 

In questo senso la discussione, aperta nella sala del consiglio del Comune di Termoli, è continuata nella sala dei ricevimenti di Villa Livia, intorno ai tavoli preparati dallo staff di Massimo D'Arcangelo, all'insegna del convivio, della ospitalità molisana e della sua ricca cucina di terra e di mare, dei suoi oli e dei suoi vini.
Un menu che ha riproposto l'eterno incontro del mare con la terra, l'orto; posto in evidenza il valore che il tartufo, soprattutto bianco, ha per il Molise insieme con i caratteri della sua viticoltura e dei suoi vini; posto al centro il piatto che dà maggiore fama alla ricca cucina marinara termolese, il "Brodetto di pesce alla termolese di tornola", che ha saputo svolgere nel migliore dei modi il suo ruolo di grande protagonista.
Un antipasto di mazzancolle su un letto di rape appena stufate e seguito da un altro di seppie abbinate a carciofi; un primo a base di Tagliolini alla marinara con ortaggi e tartufo e la zuppa di pesce come seconda portata.


 
In abbinamento i vini dell'azienda Terresacre di Montenero di Bisaccia, una "Falanghina del Molise"doc , l' "Oravera" 2011, dal bel color dorato, elegante e dalla grande e ricca complessità e armonia di profumi; un "Molise Rosso " doc della giovane e dinamica azienda "Cantine Salvatore" di Ururi, il "Biberius" a base di Montepulciano; una "Tintilia del Molise", la doc più recente delle quattro riconosciute, dell'azienda di Vincenzo Cianfagna di Acquaviva Colle Croci, il "Sator" che riporta ai frutti del sottobosco e fa pensare alle spezie, ai tannini vellutati propri dei grandi vini con quel suo gusto rotondo e persistente, e, alla fine, per chiudere in dolcezza, un vino dolce che sa di moscato, l'"Apianae" dell'azienda Di Majo Norante di Campomarino, anch'esso della doc "Molise".
Ieri, a conclusione dei lavori, la consegna agli ospiti di un omaggio di altri vini delle azinde Borgo di Colloredo, Di Tullio, Di Majo Norante, Nuova Cliternia di Campomarino, Terresacre e San Zenone di Montenero di Bisaccia, per altri assaggi nelle loro case con gli amici nel ricordo di questa visita del Molise.

Pasquale Di Lena
pasqualedilena@gmail.com

 

martedì 8 gennaio 2013

RIBALTA NAZIONALE PER "UN MOLISE DIVINO" E "ISTITUTO SAN PARDO"

Dopo la pausa natalizia, oggi pomeriggio, riparte il corso "Un Molise divino" nell'ambito del progetto "La scuola del gusto: il Molise a tavola tra sapori e tradizioni". Il progetto, come avete avuto modo di poter leggere nei post precedenti o anche tramite il profilo Facebook, ha avuto un grande risalto su alcuni dei principali portali italiani sul vino. Questo inorgoglisce il sottoscritto, certificando, di fatto, la bontà della progettualità a valenza nazionale, ponendo inoltre l'Istituto Tecnico "San Pardo", come soggetto promotore, al centro della formazione in materia di qualità e tutela delle risorse territoriali, oltre alla già certificata qualità in fatto di sperimentazione in campo agricolo.

Fonte: Vinoway - Il portale del vino


Fonte: In vino veritas - L'AcquaBuona

 
Fonte: TigullioVino.it - Cultura del Vino & Comunicazione


Fonte: Vinix - Wine & Food Social Network

Sebastiano Di Maria
molisewineblog@gmail.com

 
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