sabato 6 ottobre 2012

Il BUONO DEL MOLISE

Quando c’è stata la necessità di criticare certe scelte, dal dubbio valore comunicativo e aggregante, non mi sono tirato indietro e ho cercato, nel limite delle mie possibilità, di focalizzare i punti deboli di una cattiva opera promozionale e di tracciare delle linee guida su come uscire da questa situazione di sostanziale anonimato. Allo stesso modo, non mi tiro indietro neanche in situazioni che, invece, danno visibilità e lustro a produttori che, pur tra mille difficoltà, riescono ad ottenere dei risultati positivi. Mi riferisco a quei produttori molisani che hanno ottenuto dei riconoscimenti per i propri vini, in un periodo di piena bagarre di guide e resoconti delle singole attività aziendali. Si tratta di un appuntamento immancabile, che tutti aspettano con ansia, produttori e addetti al settore, ristoratori e buyers, un vero e proprio ciclone che coinvolge tutto il sistema vino. Chi ha la fortuna di essere annoverato tra le eccellenze del bel paese ha un’autostrada spianata, per gli altri, aimè, il discorso è più complesso. In realtà, poiché i riconoscimenti sono comunemente ad appannaggio delle stesse realtà e dei loro vini, si aspetta quest’occasione soprattutto per evidenziare delle new entry o qualche segnale che certifichi altre realtà produttive.
 
 
Oggi voglio focalizzare l’attenzione, come poc’anzi anticipato, su una di quelle guide "alternative", ossia che non fanno parte di quel crocchio di giurie da processo inquisitorio che, di fatto, decretano, per chi non è menzionato, una bocciatura sonora delle proprie produzioni o della “filosofia” aziendale.  Personalmente non credo molto a queste classifiche, in senso generale, spesso pilotate o comunque sotto la regia di qualcuno che tende a tirare la volata di certi produttori o di certi consulenti. Una visione diversa, per esempio, fuori da certi schemi, sono le “corone” assegnate dalla guida “Vini buoni d’Italia”, l’unica guida di vini da vitigni autoctoni italiani, pubblicata da Touring Club. E’ stata la prima guida a terminare, già da qualche mese, le sue fatiche che, per nostra gioia, hanno portato alla ribalta anche dei produttori molisani. Nella fattispecie sono stati premiati la Tintilia “Sator” 2009 dell'Azienda Agricola Cianfagna di Acquaviva Collecroce e il Molise rosso “Gironia” 2006 delle Cantine Borgo di Colloredo di Campomarino, entrambi vini doc, insigniti della Corona, il massimo riconoscimento per i vini top dell’eccellenza, e la Tintilia “Rutilia” 2009 delle Cantine Salvatore di Ururi a rappresentare il Molise con la “Golden Star”, altro riconoscimento per i vini che hanno espresso eleganza finezza, equilibrio, qualità e precisa espressione del varietale e del territorio. I vini da vitigni autoctoni saranno di scena da venerdì 9 novembre a lunedì 12 novembre al "Merano international wine festival".
 
 
Questi sono risultati che fanno piacere e danno sicuramente linfa e lustro a una realtà da molti bistrattata, relegata ai margini di un sistema produttivo di assoluto valore. Tempo fa leggevo un articolo che parlava del futuro della vitivinicoltura del centro-sud Italia e, tra i vari esperti, ricordo il contributo che diede alla discussione il Prof. Attilio Scienza, un’autorità internazionale del campo. Secondo l’illustre accademico, nei prossimi anni ci sarà una vera e propria inversione di tendenza, con il sud a uscire in maniera prepotente, segnali che già stanno dando in maniera inequivocabile Sicilia, Puglia e Campania, anche loro alle prese con una pericolosa contrazione delle superfici vitate negli ultimi anni, ma dove stanno aumentando gli investimenti dei grandi gruppi imprenditoriali del vino. Come si colloca la nostra realtà? I numeri non sono paragonabili, è vero, ma di certo non mancano le altre prerogative e le peculiarità, che non bisogna rovinare con strategie di comunicazione e organizzazione commerciale sbagliate, cercando, in primis, di radicare la cultura del vino nel territorio, cosa che ci pone, aimè, in questo momento, nel medioevo enologico.
 
Sebastiano Di Maria
 
 
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