giovedì 21 giugno 2012

DIETA MEDITERRANEA MARCHIO DI QUALITÀ

 
Il Cilento è un luogo mitico che merita di essere visitato con un’attenzione particolare per tutto quello che esso può dare alla sensibilità del visitatore. Con la parte posta ad est, l’antica Lucania, quella del Diano, forma un immenso parco di 180.000 ettari.

Comune di Pollica (SA), all'interno del Parco del Cilento

Un territorio stupendo di monti ingialliti di ginestre e, più in basso, di dolci colline olivetate e vitate che, da Agropoli a Sapri per 100 chilometri di scogliere scoscese e ampie spiagge, scivolano nel mare Tirreno. A chiudere, a sud, il territorio della Provincia di Salerno che, a nord, da Positano a Vietri, ha, come altra faccia di una stessa medaglia, per altri quaranta chilometri, la costiera amalfitana. Due esempi della natura domata dall’uomo nel segno, però, del rispetto reciproco e di un rapporto che ha sempre avuto le sue basi nel pensiero per il domani. Le azioni e il sacrificio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, che ha pagato con la vita questo suo innato senso del rispetto, stanno dimostrando. In totale 220 chilometri di mare che, dall’alto di Pollica, si possono ammirare in tutta la sua ampiezza, spaziando da Capri e Punta Campanella a Palinuro come a toccare con mano il Mediterraneo, le sue scie di civiltà e di scambi commerciali, soprattutto degli oli, dei vini e dei grani. I tre prodotti basilari, insieme alla frutta e alle verdure, dei suoi modelli alimentari che il Cilento ha saputo raccogliere e, grazie, alle ricerche di un americano, Ancel Keys, di sua moglie Margaret e altri studiosi, presentare al mondo intero come uno stile di vita (dieta) proprio del Mediterraneo. Uno straordinario patrimonio culturale che l’Unesco, con il suo riconoscimento del novembre 2010 a Nairobi, ha voluto dedicare all’umanità quale punto di riferimento e, anche, tutela del patrimonio stesso. A giugno sono tornato in questi luoghi, ancora una volta in rappresentanza delle Città dell’Olio, ospite di una manifestazione “The village doc festival”, per parlare di olio nel “Dibattito sulla dieta mediterranea – la tavola delle esperienze, visioni e proposte per valorizzare il patrimonio enogastronomico e culturale”.


Il Sen. Alfonso Adria

Un incontro molto interessante che ha avuto come protagonista Alfonso Andria, vicepresidente della Commissione agricoltura del Senato, già presidente della Provincia di Salerno, con la presentazione di un importante disegno di legge “Disposizioni per la valorizzazione e la promozione della dieta mediterranea”, che, se approvato, può servire a recuperare il tempo perso dal 16 novembre 2010, la data che ha sancito a Nairobi, in Kenia, la “Dieta” bene dell’umanità, ad oggi. Tempo perso, dicevamo, che ha visto tutti i protagonisti, istituzionali e privati, come paralizzati, incapaci di cogliere il valore e il significato di questo riconoscimento così fondamentale per le nostre eccellenze alimentari e l’immagine della nostra cucina, la comunicazione e la commercializzazione degli stessi. L’unica iniziativa che ha fatto proprio questo riconoscimento e l’ha bene utilizzato è stata, fino a quando (2012) non l’hanno cancellata, la “Maratona del gusto e delle bellezze d’Italia” di Casa Italia Atletica, promossa da Fidal servizi nelle occasioni dei grandi eventi di atletica, come campionati del mondo ed europei, meeting e maratone, da Madrid a quella di New York.



Il disegno di legge n° 3310, presentato, non a caso, in anteprima a Pollica, che vede il Sen. Andria promotore e primo firmatario, si compone di soli sette articoli con: il primo che si pone la finalità di contribuire a tutelare e promuovere la dieta mediterranea in quanto modello culturale e sociale fondato su un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni legate all’alimentazione e al vivere insieme a stretto contatto con l’ambiente naturale; il secondo che dà una definizione di       «dieta mediterranea», in linea con il dossier presentato dai quattro Paesi promotori della candidatura al patrimonio culturale immateriale UNESCO; l’articolo 4 che istituisce la «Giornata Nazionale della dieta mediterranea – patrimonio dell'umanità» da celebrare ogni anno e su tutto il territorio nazionale il 16 novembre, quale occasione per diffondere e dare risalto ai valori della dieta mediterranea; l’art. 6 che istituisce e disciplina il marchio “dieta mediterranea - patrimonio dell’umanità”. Intorno ad esso ruota il successo dell’iniziativa nel momento in cui riesce a dare al consumatore e al mercato le garanzie di qualità di cui hanno bisogno.
Un successo che serve alla nostra agricoltura per uscire dalla crisi e alle sue eccellenze dop, igp e biologiche -tanta parte di questa “dieta” - per vincere sui mercati insieme all’immagine del nostro Paese e dei territori di origine di cui sono testimoni importanti.

Pasquale Di Lena


sabato 16 giugno 2012

QUANDO LA DEGUSTAZIONE DIVENTA POESIA: LA MORBIDEZZA NEL VIRTUOSO BALANCE



Gran dolcezza al naso, ove gran sta per decisa, morbida, potente, integra. Uno per uno esplodiamo questi aggettivi che il vino in esame qualificano. La decisione nell'espressione d'un vino sta nella sua ricchezza, nella fittezza del suo estratto: nel campione in esame più che eccellente. La morbidezza nel virtuoso balance delle sue sostanze compositive: fitti tannini, dolcezza, polposità e acidità in proporzione armoniosa. La potenza nella profondità, nel calore, nell'energia del manifestarsi e dell'avvertirsi delle note olfattive e gustative: maestose. Infine l'integrità, che vale la nitidezza, la suadenza del profumo-sapore del suo balsamico frutto signore, la visciola, da questo vino per viticoltura ed enologia distintive, come si è descritto dolcemente, potentemente impolpata.

Fonte: Luca Maroni, Don Luigi Riserva 2009 – Di Majo Norante

Balanço - More (1999)

NB Per una lettura migliore della scheda si consiglia questo brano come sottofondo


lunedì 11 giugno 2012

AGRICOLTURA E TERRITORIO: SPUNTI DI RIFLESSIONE

Avete avuto modo di seguire tramite Blog, Facebook e carta stampata gli appuntamenti che hanno tenuto banco, nella settimana dedicata alle problematiche del mondo agricolo, presso l’Istituto Tecnico Agrario di Larino. Si è parlato di temi cruciali quali l’IMU, attraverso una chiave di lettura tecnico/normativa che ha fugato dubbi e paure, per lo più figlie di cattiva informazione, di sperimentazione in campo cerealicolo, punto di forza dell’attività dell’Istituto e dell’intero comparto agricolo regionale, ma non è mancato, in conclusione, il punto di vista di un uomo che ha speso gran parte della propria vita nella gestione delle problematiche del mondo agricolo, dando lustro a produzioni e territori nella sua opera promozionale e storico/culturale. Naturalmente mi riferisco a Pasquale Di Lena, larinese doc, agronomo e politico, poeta e profondo conoscitore del mondo rurale, scrittore e produttore di olio. Quale modo migliore per concludere gli appuntamenti sul futuro del mondo agricolo, davanti ad una platea formata soprattutto da giovani studenti dell’unica istituzione scolastica ad indirizzo tecnico-agrario della regione, di cui lo stesso autore ne è uno dei figli più illustri, con i futuri tecnici e operatori del settore, se non attraverso le pagine di un libro che parla ai giovani? E’ questo lo slogan della CIA (Confederazione italiana agricoltori), organizzazione sindacale di cui l’autore ne è stato uno dei fondatori e che cura la pubblicazione del volume.


L’autore ripercorre, per tappe, la sua vita dedicata al mondo agricolo, ponendo l’accento su quella che è stata l’esperienza che più lo ha segnato, quella più stimolante, quella come dirigente del mondo agricolo vicino ai coltivatori e mezzadri della Toscana, sua terra adottiva, dentro le loro case, nelle loro aziende imparando a conoscerne i valori che tanto gli ricordavano la terra natia. Da lì parte la sua attività di creatore e ideatore di progetti vincenti, come l’Associazione nazionale delle città dell’olio fondata nella sua Larino, di cui è ideatore e Presidente onorario, giusto per citarne una, oltre che di incarichi prestigiosi, in particolar modo quella come Segretario Generale dell’Ente Mostra Vini - Enoteca italiana di Siena.
Dopo questa doverosa premessa, cercherò di analizzare, a grandi linee, il contenuto del volume, anche attraverso le parole dell’autore, cercandone spunti di riflessione.
“Serve l’agricoltura per uscire dalla crisi”, è questo il filo conduttore che accomuna la raccolta di articoli contenuti nel volume, pubblicati su stampa locale e nazionale, cercando di riscoprire la centralità della stessa all’interno di un contenitore straordinario che è il territorio. Paradossalmente, in un momento storico segnato da un costante e lento abbandono dell’attività agricola, a cui fa seguito una diminuzione significativa della superficie coltivata per esigenze che nulla hanno che fare con le produzioni agricole, c’è una parte dell’agroalimentare che dà lustro e rafforza il brand “Made in Italy” anche attraverso la riscoperta di territori straordinari, quel terroir, termine tanto caro ai transalpini, che è il contenitore e l’espressione della qualità. Mi riferisco, naturalmente, al vino e al ricco patrimonio in biodiversità viticola, unica al mondo, che si traduce in un numero di denominazioni d’origine straordinarie per qualità ed espressione territoriale, che portano il nostro paese, tenendo conto anche degli altri comparti, a primeggiare in Europa e nel mondo. In effetti, a voler essere precisi, dei punti deboli ci sono anche nel settore enologico e sono legati, per lo più, a cattive strategie di marketing, figlie di campanilismi e scelte produttive che poco tutelano territori e biodiversità. In tal senso andrebbe fatto di più e meglio, come lo stesso autore ne è testimone nella sua pluriennale esperienza in materia promozionale, cercando di porre al centro il territorio, straordinario contenitore di cultura, storia e tradizioni. Anche il Molise non si sottrae da tale logica, anche se la riscoperta di una propria identità enologica, attraverso la Tintilia, frutto anche della scommessa di un manipolo di giovani produttori, quei giovani che l’autore esorta a “utilizzare l’agricoltura per programmare il proprio futuro”, ha gettato le basi per fare uscire la regione e il suo straordinario territorio, che Di Lena individua come “caso studio di ruralità in ambito nazionale”, da una sostanziale situazione di anonimato. Non tanto perché lo dice il sottoscritto, anche se la mia recente esperienza in proposito fatta di viaggi studio nei più importanti territori enologici italiani e francesi ne conferma la situazione, ma perchè sono gli stessi produttori a confermarlo, come ho potuto constatare di persona all’ultimo Vinitaly. Abbiamo un territorio ed una vocazionalità, se vogliamo, potenzialmente superiori a molte aree più blasonate, anche se scelte scellerate ne hanno in parte violentato l’aspetto e fiaccato l’anima. Purtroppo i numeri ci sono contro, sia in termini di bottiglie prodotte che di territorio vitato, in forte contrazione per via di estirpazioni massicce, figlie di una realtà cooperativistica per lo più fallimentare o ai margini del settore. E’ necessaria, quindi, un’opera di promozione che accomuni tutte le realtà produttive regionali in un unico marchio e perché ciò sia possibile ci vuole coesione e comunità d’intenti, anche da parte di chi ritiene la cosa come un freno o una zavorra, avendo già un proprio brand affermato che nulla a che fare con il territorio. Mi riferisco ad una situazione inaccettabile riscontrata al Vinitaly, di cui ho già avuto modo di parlare nel mio blog in questo articolo, dove alcune aziende hanno preferito sistemazioni diverse da quella messa a disposizione dalla Camera di Commercio della Regione Molise (già microscopica se confrontata ad altre realtà). Altra nota dolente che l’autore rimarca e che il sottoscritto condivide, è l’utilizzo della Tintilia come mero strumento commerciale, decretando, di fatti, la nascita di obbrobri che nulla hanno a che fare con la storia del vitigno, come il rosato, lo spumante o il passito, oltre alla possibilità di estenderne il disciplinare ad areali che, storicamente, nulla hanno a che fare con la coltivazione del vitigno. Non a caso, ad un seminario sul progetto “Talento” a cui ho preso parte, il responsabile marketing con un sottile sogghigno ironico mi ha chiesto se eravamo riusciti in Molise a fare uno spumante a base di Tintilia ed io, non senza imbarazzo, ho dovuto annuire senza batter ciglio. Neanche questa è la strada giusta per valorizzare un territorio e le sue peculiarità, cercando di inseguire mode o estremizzando la tecnica enologica con winemaker (enologi) di grido, ottenendo solo il risultato di dare un’immagine distorta della realtà. I riconoscimenti e le professionalità ci sono, un territorio invidiabile e un patrimonio storico-culturale di primissimo livello anche, manca solo un amalgama sapiente dei singoli ingredienti per poter emergere, sotto un unico marchio o brand.


Pasquale Di Lena
Cosa che invece è in fase di lancio, di cui lo stesso autore ne è l'ideatore, è un progetto di promozione, questa volta in campo oleario, con la creazione del marchio Molisextra che raccoglie singoli produttori e realtà cooperativistiche, con l’unico obiettivo di promuovere l’olivicoltura e l’olio molisano, che passa attraverso la tutela del territorio e del paesaggio olivicolo, dei borghi e dei dialetti che accompagno un rituale antico in una terra che ha fatto la storia dell’olivicoltura. In questo caso la Regione Molise è un vero e proprio scrigno di ricchezze con ben 18 varietà autoctone, tra cui spicca l’Aurina di Venafro, quella che gli antichi romani conoscevano come “Licinia” in omaggio al grande condottiero Licinio che la introdusse, nel IV secolo a.C., in quel territorio straordinario che è il “Parco storico dell’olivo di Venafro”. E poi l’altra cultivar storica, la Gentile di Larino, vero simbolo dell’eccellenza regionale e della relativa DOP.
L’olio, il vino e altre eccellenze alimentari sono un vero e proprio patrimonio del nostro paese, l’essenza della nostra cucina e l’espressione più alta della dieta mediterranea (patrimonio culturale dell’umanità, UNESCO), non a caso il Ministro Ornaghi considera le nostre eccellenze alla stregua dei beni culturali, come lo steso autore più volte sottolinea. La nostra regione rappresenta, quindi, un piccolo scrigno in ricchezza di prodotti e ruralità (olio, vino, tartufo, salumi, formaggi e latticini), quello che potrebbe essere un esempio per tutti attraverso la riscoperta dell’agricoltura (regione con il miglior rapporto abitante/territorio rurale) e la sua centralità, attraverso la creazione di infrastrutture ricettive, opera di promozione e marketing gestita da consorzi di tutela, che non siano semplici entità astratte di facciata, creazione di percorsi turistici ed enogastronomici tra borghi e territori, tra tratturi e cantine, non tramite quelle fredde tabelle sparse per le vie della regione.  

Concludo riassumendo quello che è stato il messaggio della giornata, che l’autore e gli altri interlocutori hanno voluto trasmettere ad una platea composta soprattutto da studenti dell’Istituto Agrario, futuri interpreti del mondo agricolo. I giovani hanno in mano il futuro e devono saper cogliere l’opportunita di rimettere al centro l’agricoltura, sia come programmazione del proprio futuro, sia per dare lustro a produzioni preservando ruralità, territori e cultura, ma anche perché il mondo ha bisogno di attività agricola come principale fonte di alimentazione. Una corretta gestione del comparto, attraverso un minor uso di energie e risorse (impatto ambientale), eliminando gli sprechi, figli di un’economia di profitto, potrà far fronte alla fame nel mondo, tema centrale che la Fao ha sviluppato in questi giorni a RIO+20 con il tema: “Verso il futuro che vogliamo: fermare la fame e attivare la transizione verso sistemi agricoli e di cibo sostenibile”.

Sebastiano Di Maria



venerdì 8 giugno 2012

LA SPERIMENTAZIONE CEREALICOLA IN AGRICOLTURA BIOLOGICA

SOLIBAM (Strategies for Organic and Low-input Integrated Breeding and Management) rappresenta un progetto di ricerca europeo, finanziato dal VII Programma Quadro, che vede la partneship di 23 istituzioni di 10 paesi europei e di Mali, Europa e Siria. Il suo obiettivo principale è quello di incrementare la qualità e la produttività delle colture in sistemi agricoli biologici ed eco-compatibili, attraverso lo sviluppo di un modello d'innovazione varietale che tenga in considerazione l'impatto delle singole pratiche agronomiche. Verranno sviluppati, a tal proposito, nuovi approcci di riproduzione che,  integrati con specifiche pratiche di gestione, mirino ad incrementare la produttività, la qualità, la sostenibilità e la stabilità delle colture adattandoli a sistemi agricoli biologici ed a basso impatto, nelle diverse condizioni agricole europee e nell’agricoltura di piccola scala nel continente africano. Particolare rilevanza viene data al miglioramento genetico partecipativo, attraverso il coinvolgimento della comunità nelle diverse fasi di studio, perchè considerato un metodo di selezione varietale adatto ai diversi contesti sociali e colturali, tipici dell'agricoltura biologica.

Farm days e partner Solibam

Alla base di questo progetto, come è possibile intuire, ci sono numerosi fattori direttamente legati al nostro futuro, quali la crescita della popolazione, la necessità di una maggiore protezione ambientale e i cambiamenti climatici, che stanno aumentando, di fatti, la pressione sul sistema agricolo mondiale. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: come assicurare la sicurezza alimentare e la qualità del cibo, mantenendo allo stesso tempo la sostenibilità ambientale e socio-economica? In tal senso, l'Unione Europea sta prendendo decisioni politiche rilevanti per quanto riguarda il cosiddetto "greening" dell'agricoltura, vera novità dell’ultima PAC, attraverso la promozione di una serie di misure come la copertura vegetale, la diversificazione produttiva attraverso la rotazione delle culture, la gestione di pascoli e prati permanenti, set aside ecologico e agricoltura biologica. Gli imprenditori agricoli europei sono pronti ad affrontare questa sfida? In tal senso si sviluppano i sistemi di produzione biologici e low input, portati avanti dall’AIAB (Associazione italiana per l’agricoltura biologica) nell'ambito del progetto europeo SOLIBAM. Cristina Micheloni, vicepresidente AIAB, spiega che "la chiave di un sistema produttivo sostenibile è la diversificazione dei sistemi agricoli a diversi livelli (es. diversità genetica, diversità di specie, diversità di habitat) e che questo approccio possa essere utilmente trasferito in strategie di gestione concrete, applicabili a sistemi a basso input e biologici in Europa ed altrove".
 
Locandina appuntamento presso San Giuliano di Puglia

In tal senso si va ad inserire il progetto “Farm days”, giunto al terzo anno, organizzato da AIAB nell’ambito del progetto SOLIBAM. Un appuntamento importante per agricoltori e tecnici per scambiare conoscenze ed esperienze sulla ricerca varietale in agricoltura biologica ed a basso impatto e su come impostare dei progetti di ricerca partecipativa. Anche quest’anno, le visite vedranno la partecipazione del Prof. Salvatore Ceccarelli, genetista e consulente in miglioramento genetico dell'ICARDA (International Center for Agricultural Research in the Dry Areas - Alleppo, Siria). Le visite saranno effettuate nelle aziende che ospitano le prove, dove sono messe a confronto diverse popolazioni e miscele varietali di orzo, frumento duro e tenero. L’obiettivo del programma 2012 è quello di cominciare a entrare nel dettaglio di come osservare le parcelle e che tipo di dati rilevare e come, durante la stagione. Anche il Molise fa parte di questo progetto e nella giornata di Giovedì 14 Giugno, come da programma, verranno visitate le parcelle di frumento duro presso l’azienda agricola di Modesto Petacciato a San Giuliano di Puglia, per spostarsi poi, nel pomeriggio nei campi sperimentali d’orzo dell’azienda agricola Ilaria Beatrice Ruggiero, situata in agro di Matrice e, per finire, presso l’azienda agricola Corbo, in agro di Longano, dove verranno valutate le diverse risposte vegeto/produttive su parcelle d’orzo coltivate a due diverse quote.
Si ringrazia il dott. Paolo Di Luzio, presidente dell'Aiab Molise, per il materiale fornito e per l'impegno profuso nella promozione e lo sviluppo di metodologie eco-compatibili, a basso impatto ambientale. 

Sebastiano Di Maria


mercoledì 6 giugno 2012

PARLA AI GIOVANI IL NUOVO LIBRO DI PASQUALE DI LENA

La presentazione in anteprima all’Istituto Agrario e Geometri “San Pardo” di Larino, ha avuto il significato di una dedica di Pasquale Di Lena, l’autore del libro “Agricoltura e Territorio”, all’istituto che l’ha avuto tra i primi diplomati tanti anni fa.


La sala conferenza dell’Istituto piena di giovani attenti a seguire e applaudire gli interventi che hanno preceduto quello conclusivo dell’autore, Pasquale Di Lena, “conosciuto come poeta – ha avuto modo di sottolineare nel suo saluto la preside prof.ssa Tosto – che, però, anche in questa raccolta di scritti di agricoltura, che hanno il merito di farsi leggere come capitoli di un romanzo che vuoi finire di leggere, di essere il sognatore che guarda e pensa al domani”.
“Domani” e “futuro” le due parole ricorrenti che sono diventate filo conduttore di quella nuova centralità, agricoltura e ambiente, a significare lo stretto rapporto tra sicurezza alimentare e sostenibilità dello sviluppo, essenziale anche, e soprattutto, per salvaguardare e tutelare il territorio che resta la nostra risorsa primaria, oltre che la nostra identità e l’origine della qualità delle nostre eccellenze alimentari.  
In questo senso saluti non formali, sia quello del sindaco Giardino sia del presidente dell’Associazione ex allievi dell’Istituto, Vincenzo Notarangelo, che ha voluto ricordare un episodio di quando studente di terza media ha incontrato a Siena, in occasione di una gita scolastica, l’allora segretario generale dell’Ente Mostra vini, nella bellissima Enoteca che dirigeva.
Il presidente della Cia Molise, Luigi Santoianni, e il direttore, Donato Campolieti, che hanno voluto e sponsorizzato il libro, sono entrati nel merito delle questioni che attanagliano il mondo dell’agricoltura, sottolineando con forza ruoli e funzioni di un settore che ha il merito di produrre cibo e, come tale, primario. Un settore che ha bisogno di essere recuperato prima di tutto culturalmente per ridare spazio a sogni e progetti in grado di attirare l’attenzione dei giovani, per renderli protagonisti e, come tali, imprenditori capaci di trovare quelle condizioni di vita e di reddito che non è possibile trovare altrove, ma, anche, di ritrovare i valori persi per colpa di un sistema che ha come unico riferimento il profitto.
Il Presidente Santoianni e il direttore, Donato Campolieti, della Confederazione Italiana Agricoltori, la CIA Molise, hanno spiegato che sono qui le ragioni che hanno portato alla scelta di pubblicare in un libro gli articoli scritti tra il 2010 e 2011 in un momento difficile per la grave crisi che attanaglia l’agricoltura. E’ importate, in questa fase, non arrendersi ma credere nel futuro dell’agricoltura, così come scrive e argomenta Pasquale Di Lena con questo suo ultimo lavoro, che anticipa il documento risolutivo del Forum sulla Sovranità alimentare, che si è tenuto lo scorso agosto a Krems in Austria.


“Si tratta – ha affermato l’autore del libro, Di Lena - di produrre cibo in sintonia con la natura, cioè di ottenere più cibo con minor uso di energia e di risorse, eliminando ogni spreco indotto da una società consumistica. Basti pensare che si perdono ogni anno 1,3 Mld di tonnellate di alimenti, pari a 1/3 della produzione mondiale di cibo per consumo umano, mentre oltre 1 miliardo di persone soffre la fame e muore ogni giorno per fame. Un mondo che ha superato velocemente i 6 miliardi di persone e che si avvicina ai 9 miliardi previsti nel 2050, cioè domani. Si tratta, anche, di pensare l’agricoltura dentro quel contenitore fantastico e primario che è il territorio e nel suo significato più ampio di cibo, qualità, sicurezza alimentare, salvaguardia della biodiversità e delle risorse naturali, il No agli Ogm, la sostenibilità e i diritti d’uso delle risorse nelle mani di chi produce cibo; il Glocal al posto del Global, con il consumo di cibi locali e stagionali, la riappropriazione delle pratiche e saperi in cucina”.
L’autore, dopo aver sottolineato che nel libro c’è tanto Molise, ha concluso dicendo che “il mondo ha bisogno dell’agricoltura, cioè dell’attività che da oltre 10 mila anni mette a disposizione dell’umanità il cibo, la principale fonte della sua alimentazione e, nel contempo, l’agricoltura ha bisogno di giovani appassionati e professionalmente capaci per rilanciare questo suo ruolo primario per la sicurezza alimentare nel momento in cui si afferma la sovranità alimentare. Sono, però, soprattutto i giovani che hanno bisogno dell’agricoltura per programmare il loro futuro, quello del Molise e del Paese”.
Un incontro pienamente partecipato che ha dato molti spunti di riflessione grazie alla pubblicazione di un libro “Agricoltura e Territorio”, voluto dalla organizzazione professionale, la CIA Molise, che si batte per l’agricoltura del futuro.
Un libro bello anche sotto l’aspetto grafico, che rende ancora più facile la lettura e ciò va a merito della AGR – EditricE, la giovane casa di Ripalimosani, che ha inserito il libro nella sua nuova collana “Cibo e identità” e che vede Di Lena suo principale collaboratore. 


CIA Molise - Ufficio stampa


lunedì 4 giugno 2012

CONTRIBUTI VIDEO DAL CONVEGNO SULLA CEREALICOLTURA

"Creare reddito in cerealicoltura: un esigenza per l'intera filiera" è stato il tema che ha tenuto banco nella seconda giornata di convegni tenutisi presso l'Istituto Agrario di Larino, nella settima del Santo Patrono della città di cui la scuola ne porta il nome, promosso, di concerto con l'istituzione scolastica, dall'associazione ex allievi dello stesso Istituto. Si è trattato di un importante momento di confronto, dopo quello sull'Imu, per capire quali sono le prospettive del comparto cerealicolo, che occupa gran parte della superficie agricola utilizzata della nostra regione, tramite innovazioni tecniche e varietali necessarie per uno sviluppo di qualità e reddituale del settore, alla luce di nuove esigenze di filiera. Di seguito trovere i contributi video sugli interventi dei singoli relatori sperando, in questo modo, di fare cosa gradita sia ai molti operatori che vi hanno preso parte ma, soprattutto, a chi non ha avuto modo di partecipare per comprendere lo stato dell'arte. Buona visione.


Prof. Pasquale Marco ROMANO
Istituto Agrario di Larino
"Novità tecniche e applicazioni fitoiatriche sperimentate
in campo nell'azienda dell'ITAg di Larino per ottimizzare
le produzioni di frumento duro"

Parte 1 di 2



Parte 2 di 2




Dott. Pasquale DE VITA
Agricultural Research Council - Central Reasearch Centre
Foggia
"L'innovazione varietale del frumento duro:
tra crisi economica e nuovi consumi"

Parte 1 di 3


Parte 2 di 3


Parte 3 di 3




Dott. Luigi TORIACO
Field Crop Expert Cereals - Syngenta
"La coltivazione del frumento duro:
come migliorare la quantità e la qualità, ottimizzando le risorse"

Parte 1 di 4



Parte 2 di 4



Parte 3 di 4



Parte 4 di 4



Sebastiano Di Maria
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